Fa parte della Regione Puglia la parte costiera dell'Italia più vicina alla costa albanese, l'Arbëria del XV secolo. La sua distanza più breve, tra Valona e Otranto nella provincia di Lecce, non supera i 72 km di mare. In quanto tale, Otranto è stato il più probabile luogo dove avvenivano gli sbarchi dei migranti albanesi, che divennero più intensi nella metà del XV secolo, quando la Serbia (1459), la Bosnia (1464) e l'Albania (1478-79) furono invase dagli eserciti ottomani. Centinaia di migliaia di immigrati provenienti da questi paesi hanno preso le strade dell'esilio lungo le coste dell'Adriatico e dello Ionio per sfuggire all'occupazione e ai massacri degli ottomani.

La Repubblica di Ragusa, in Dalmazia, finì per chiudere le porte ai tanti fuggiaschi, anche a causa della carestia che aveva afflitto la regione, così che molti Albanesi si diressero verso le coste pugliesi, dove sbarcarono, senza interruzioni, per decenni.

In questa situazione carica di tragici eventi, la Puglia divenne la prima destinazione per gli Albanesi, primo luogo dove venivano accolti e distribuiti per i vari paesi pugliesi, dove avvenne l'assimilazione di molti di loro. Per molti altri la Puglia fu solo una terra di passaggio, in quanto si spostarono ancora nel sud d'Italia, andando a formare i numerosi insediamenti arbëreshë dove potevano conservare le loro caratteristiche etniche, culturali e religiose.

È documentato che gli Albanesi erano presenti in Puglia già alla fine del XII e nel XIII secolo. Nel 1452, il Re Alfonso d'Aragona ordinò al principe di Taranto, Giovanni Antonio Orsini del Balzo, di accogliere a Lecce, Brindisi o in altre terre del suo Principato i buoni cristiani che sarebbero giunti dall'Albania per sfuggire agli ottomani che "erano più potenti di loro".

Altri Albanesi, i cosiddetti stradioti, sbarcarono in Puglia con Gjok Stres Balšić (noto anche come Coiro Stresio), nipote di Scanderbeg (figlio della sorella Vlaika), nel settembre del 1460;  altri stradioti ancora sbarcarono nel 1461, quando Scanderbeg venne in Italia per aiutare il discendente del Re Alfonso di Napoli, Ferdinando I d'Aragona, a combattere la ribellione dei feudatari locali (1459-1462), supportati dagli Angiò francesi. Dopo, domata la rivolta, un consistente numero di stradioti rimase in Puglia.

In seguito (nel 1466/67), per l'aiuto dato al Re di Napoli, Scanderbeg venne ricompensato con dei territori sulla costa adriatica, come San Giovanni Rotondo e Monte Sant'Angelo, che, dopo la morte di Scanderbeg, vennero insediati dalla sua famiglia e dalla servitù che Giovanni, figlio di Scanderbeg, fece venire dall'Albania.

Dopo la morte di Scanderbeg l'Albania cadde nelle mani degli ottomani; molti fuggiaschi albanesi giunsero in Puglia con l'intenzione di andare a stabilirsi proprio in quei territori che erano già abitati da altri albanesi. Gli immigrati andarono anche a ripopolare molti degli insediamenti abbandonati lungo tutta la costa pugliese, ma anche nell'entroterra. Così, in tutte le province pugliesi nacquero 151 insediamenti arbëreshë: 21 nella provincia di Bari; 33 nella provincia di Foggia; 6 nella provincia di Barletta, Andria e Trani (B.A.T.); 13 nella provincia di Brindisi; 29 nella provincia di Taranto; 49 nella provincia di Lecce.

E' questo periodo (fine del XV secolo e inizio del XVI secolo) che vide la nascita del termine "Albania Tarantina" riferito all'area ionica-tarantina che formava un territorio compatto con molti insediamenti albanesi vicini l'uno all'altro. E' chiamata anche "Albania Salentina" a causa di numerosi insediamenti arbëreshë del Salento, il "tacco" d'Italia che separa l'Adriatico dal Mar Ionio e che comprende le Province di Lecce, Brindisi e Taranto.

La caratteristica più tipica degli emigranti in questo periodo era il loro movimento ininterrotto da un luogo all'altro alla ricerca dei paesi e delle migliori condizioni per costruire la propria vita nella terra dove erano sbarcati. Generalmente rimanevano in grandi gruppi o piccoli nuclei familiari, ma c'erano alcuni di loro che si stabilirono nelle periferie delle città e dei villaggi italiani, anche se i rapporti con gli indigeni spesso non erano molto amichevoli. Questi albanesi, essendo poco numerosi, finirono per mescolarsi e assimilarsi con la gente del posto, perdendo la propria identità nel giro di pochi decenni.

Gli insediamenti nella Provincia di Bari

La provincia di Bari, dal 1231 al 1861 era una suddivisione amministrativa, chiamata dapprima "Giustizierato di Terra di Bari" (1231-1282) e successivamente "Provincia di Terra di Bari" (1285-1861). Fino al 1586, il capoluogo era Bari, successivamente a quella data fino al 1806, il capoluogo era Trani.

Il territorio, che comprendeva l'antica provincia, era più vasto di quello di oggi. La Terra di Bari confinava a nord con la Capitanata, a sud con la Terra d'Otranto, a ovest con la Basilicata e comprendeva l'attuale Provincia di Bari, parte dell'odierna Provincia di Barletta-Andria-Trani e i comuni di Cisternino e Fasano che oggi si trovano in provincia di Brindisi.

La città di Bari, oltre a essere capoluogo della provincia è capoluogo della regione Puglia e si trova geograficamente al centro della regione e, sul mare di fronte all'Albania, c'era il porto dove, per secoli, sono sbarcati gli immigrati provenienti non solo dai Balcani, ma anche da altri paesi dell'est. Anche prima dell'esodo avvenuto dopo la morte di Scanderbeg e il crollo delle ultime roccaforti albanesi nelle mani degli ottomani, gli Albanesi erano giunti nella provincia di Bari dove si insediarono definitivamente per fare degli scambi commerciali, o per arruolarsi come mercenari (stradioti), ecc..

Ma solo da dopo la metà del XV secolo in poi si può parlare di insediamenti degli Arbëreshë i quali hanno creato le loro comunità simili a quelle del loro paese di origine. Purtroppo, sebbene nel XV e XVI secolo nacquero 21 insediamenti, oggi è rimasto molto poco della loro identità, e ciò è dovuto alla loro assimilazione nel tempo.
Gli insediamenti degli Arbëreshë nati tra il XV e il XVI  secolo sono identificati a Bari, Acquaviva delle Fonti, Altamura, Binetto, Bitetto, Bitonto, Bitritto, Casamassima, Cassano della Murge, Gioia del Colle, Giovinazzo, Mola di Bari, Molfetta, Monopoli, Palo del Colle, Corato, Quarata, Rutigliano, Ruvo di Puglia, Terlizzi, Toritto.

Oltre a Bari e Gioia del Colle vi furono parrocchie di rito bizantino ad Acquaviva delle Fonti, a Bitetto, Bitonto, Bitritto, Casamassima, Giovinazzo, Molfetta, Monopoli, Palo del Colle, Quarata (oggi Corato), Rutigliano, Ruvo di Puglia, Terlizzi e Toritto.

Gli insediamenti nella Provincia di Foggia

La provincia di Foggia, nota nel XV secolo come "Capitanata", era una dei tre distretti storico-culturali della Puglia e corrispondeva, all’incirca, all’antica Daunia e all’odierna provincia di Foggia. Comprendeva la parte settentrionale della regione Puglia, con il Tavoliere delle Puglie, il Gargano e il Subappennino Dauno. La Capitanata esisteva dal 1231 al 1861. Oggi, le comunità Arbëreshë della Capitanata sono divise nella provincia di Foggia, Campobasso in Molise e Avellino in Campania. La Capitanata e il Molise rappresentarono per secoli una meta ambita per Slavi, Albanesi e Greci, i quali erano attratti da motivazioni sia economiche che religiose.

Nella provincia di Foggia, tutt'oggi esistono le cittadine di Chieuti (in lingua arbëreshe: Qefti) e Casalvecchio di Puglia (in lingua arbëreshe: Kazallveqi), mentre in altri 31 paesi rimane ancora parte della loro storia e cultura.

I 31 insediamenti restanti sono i seguenti: Foggia, Accadia, Apricena, Biccari, Bovino, Carpino, Casalnuovo di Monterotaro, Castelluccio dei Sauri, Castelnuovo della Daunia, Deliceto, Faeto, Ischitella, Lesina, Lucera, Manfredonia, Monteleone di Puglia, Monte Sant'Angelo, Panni, Peschici, Poggio Imperiale, Rignano Garganico, Rodi del Gargano, San Giovanni Rotondo, San Nicola di Tremiti, San Paolo di Civitate, San Severo, Serracapriola, Torremaggiore, Vico del Gargano, Vieste, Volturino.

Gli insediamenti nella Provincia di Barletta-Andria-Trani

La provincia Barletta-Andria-Trani venne istituita nel 2004 e attivata effettivamente con le elezioni di giugno 2009. Il capoluogo è congiunto fra le città di Barletta, Andria e Trani, unico caso in Italia di provincia con tre capoluoghi. Prima del 2009 Barletta, Andria e Trani facevano parte della provincia di Bari. Barleta, Andria e Trani e alcuni altri territori vicini, sono strettamente collegati alla prima congiura dei baroni (1459-1462) e alle gesta di Scanderbeg degli anni 1461/62.

Così che tra il XV - XVI secolo troviamo insediamenti Arbëreshë ad Andria, Barletta, Bisceglie, Spinazzola, Trani e Trinitapoli. Ma sembra che questa zona sia servita agli albanesi più come residenza temporanea perchè dopo il secolo XVII la presenza degli Arbëreshë sia diventata sempre più debole a causa della loro assimilazione o del trasferimento verso altri luoghi.

Gli insediamenti nella Provincia di Taranto

Alla fine del XV secolo nella provincia di Taranto, che all'epoca apparteneva alla Terra d'Otranto, una antica provincia del Regno di Napoli, che includeva le attuali province di Taranto, Brindisi e Lecce, si potevano accertare 29 insediamenti arbëreshë, quasi la metà dei quali con segni visibili di identità storica e culturale ancora oggi, mentre il resto è stato totalmente assimilato.

Verso la metà del XVI secolo, nel sud di Taranto, noto come "Albania Tarantina" che faceva parte della "Albania Salentina", gli Albanesi avevano dato vita a 14 casali disabitati, mentre in altri vivevano misti con la gente autoctona. Questi vari paesi, congiunti fra di loro dalla vicinanza, formavano uno speciale cantone, esclusivamente abitato da Albanesi, e perciò ebbe assai presto il nome di "Albania", con cui viene designata nelle vecchie carte regionali.

All'inizio gli albanesi godevano della piena autonomia amministrativa, di diversi privilegi e del mancato pagamento delle tasse per diversi decenni. A poco a poco gli Albanesi andarono scomparendo dal tarantino, finché, nel 1803, l'Albania Tarantina comprendeva solo cinque casali: San Crispieri, San Marzano (oggi San Marzano di San Giuseppe), Faggiano, Roccaforzata e Monteparano.

Nel 1885 l’Albania Tarantina era tanto stremenzita e ridotta che soltanto a San Marzano restavano i costumi e il linguaggio albanese; a Faggiano lo parlavano molto imbastardito; a Monteparano, a San Martino (oggi non più esistente) e a San Giorgio (oggi San Giorgio Ionico) era del tutto in disuso. A Roccaforzata si celebrava la festa di San Nicola aecondo l'uso albanese, mentre negli altri villaggi nulla più ricordava il passato.

Il primo casale riabitato a noi noto è quello di Faggiano, che nel 1470 era abitato da indigeni e da "vagabondi" (gente senza fissa dimora) albanesi. Nel 1514 famiglie albanesi di Fragagnano ripopolarono il casale Montisparani (oggi: Monteparano). Nel 1517 vennero riabitati i casali abbandonati di Carosino e San Crispieri (oggi frazione di Faggiano) e nel 1518 Monteiasi.

Decenni più tardi vennero riabitati altri casali abbandonati, concessi dal Re di Napoli ad un suo comandante Arbëresh in pensione, il capitano stradiota Lazaro Mattes e alla sua gente (ai suoi stradioti), come ricompensa per i servizi resi e per mantenere sotto controllo qell'area. Questo accadde nel 1519, quando vennero fondati gli insediamenti arbëreshë di Roccaforzata, San Martino (oggi estinto) e Belvedere (oggi non più esistente).

Intorno al 1520, i feudatari di Montemesola permisero agli albanesi di insediarsi nel casale. Seguirono San Giorgio Jonico nel 1524, San Marzano di San Giuseppe (in lingua arbëreshe: Shën Marcani) nel 1530 e e Civitella (oggi non più esistente) nel 1540.

Altri insediamenti arbëreshë si formarono in alvuni quartieri di Castellaneta, Ginosa, Grottaglie, Manduria, Martina Franca, Massafra, Mennano (in contrada di Roccaforzata ma non più esistente), Monacizzo (frazione di Torricella), Mottola, Mutunato (frazione di Avetrana ma non più esistente), Palagiano, Palagianello, Palesano (frazione di Ginosa ma non più esistente), Pulsano, Sava e Taranto.

Tra tutte le comunità arbëreshe della provincia di Taranto solo San Marzano di San Giuseppe (in lingua arbëreshe: Shën Marcani) continua a mantenere parte della lingua, la cultura e le tradizioni del paese di origine. Ma in un certo numero di altri insediamenti si può ripercorrere la storia e la cultura del popolo arbëresh, anche se la popolazione e andata gradualmente verso l'assimilazione.

Gli insediamenti nella Provincia di Brindisi

La provincia di Brindisi, come la conosciamo oggi, è stata istituita nel 1927 per scorporo dall'antica provincia di "Terra d'Otranto". Fin dall'antichità Brindisi è stata uno dei porti più importanti per i paesi al di là dell'Adriatico.

La prima colonia di albanesi documentata nella città di Brindisi risale al 1199. Inoltre, vi è documentazione che, nel 1272, vi era una colonia di Albanesi in una località detta Pallavirgata presso Brindisi (oggi non più esistente).

Verso la metà del XV secolo, gli abitanti delle sponde transadriatiche erano così numerosi a Brindisi, che il re di Napoli credette opportuno ammetterli nel pubblico governo, non solo come magistrati, ma anche come governatori della città. Abitavano nel centrale quartiere "San Pietro degli Schiavoni" che ospitava una chiesa di rito bizantino, dedicata all'omonimo santo, dove erano accolti gli abitanti di origine slava e albanese; in Via Santi, 1 possiamo trovare i resti della suddetta chiesa.

Anche a Nardò c'era un’importante colonia di Albanesi, i quali avevano la loro chiesa di rito bizantino dedicata a San Nicola; detta chiesa, già nel 1665 era cadente.

Nella seconda metà del XVII secolo sbarcarono a Brindisi 175 abitanti di Pressio in Morea, i quali furono ospitati a Mottola in provincia di Taranto dal duca di Martina Franca.

Verso la fine del XVIII secolo (l'ultima immigrazione, finora, conosciuta), per ripopolare la città di Brindisi, fu chiamata una colonia di ca. 300 persone provenienti da Parga e da Prevesa in Epiro. Alla colonia vennero assegnate due chiese per il loro esercizio religioso: una dentro la città detta di San Antonio Abate e l'altra nei pressi della chiesa di Mater Domini, intitoloata a San Leonardo e successivamente dedicata a San Giorgio.

Anche in altre città c'erano albanesi dei quali poco sappiamo per la mancanza di monografie storiche locali. Sappaimo comunque che, nel XV-XVI secolo, c'erano i seguenti insediamenti, di cui rimane oggi solo la loro storia a causa di assimilazione nel corso dei secoli o di trasferirsi in altri paesi. Questi erano: Cellino San Marco, Erchie, Francavilla Fontana, Mesagne, Ostuni, San Donaci, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico, Tuturano e Torchiarolo.

Gli insediamenti nella Provincia di Lecce

La provincia di Lecce, come la conosciamo oggi, è stata istituita nel 1927 per scorporo dall'antica provincia di "Terra d'Otranto".

Nella provincia di Lecce si stabilì Giovanni, figlio di Scanderbeg a partire dal 1485 e la famiglia Branai Castriota (discendenti di Vrana Konti) ebbe i suoi primi feudi a partire dal 1497.

Nella provincia di Lecce, durante il XV secolo vi erano 49 insediamenti arbëreshë. In quasi tutti oggi si trovano solo tracce della presenza albanese, perché nel corso dei secoli la lingua, la cultura, le tradizioni, i costumi e il rito religioso sono sbiaditi, per non dire scomparsi del tutto.

La storia tra il XV e il XVI secolo della provincia di Lecce è piena di numerosi eventi della vita e delle gesta delle comunità albanesi che si erano stabilite in questa parte del Sud Italia che oggi è conosciuta come "Albania Salentina". Una prova importante è l'esistenza e l'attività di secoli della chiesa cattolica di rito bizantino di San Nicolò dei Greci nella città di Lecce, che serviva e serve tutt'ora ai fedeli di rito bizantino per celebrare le loro funzioni religiose. Oggi la chiesa è una  parrocchia dipendente dall'Eparchia di Lungro, così come le altre chiese di rito bizantino in tutta Italia continentale.

Le comunità arbëreshe che esistevano nella provincia di Lecce e in cui oggi ci sono poche tracce della loro identità sono i seguenti: Lecce, Acquarica del Capo, Alessano, Alliste, Andrano, Aradeo, Borgagne, Campi Salentina, Castignano de' Greci, Castro, Cavallino, Cesine, Ciciniezo (frazione di Acquarica del Capo), Corigliano d'Otranto, Diso, Gagliano del Capo, Galatina, Guagnano, Lizzanello, Maglie, Martignano, Melendugno, Merine, Melpignano, Monterone di Lecce, Morciano di Leuca, Muro Leccese, Nardò, Noha, Otranto, Parabita, Patù, Salve, San Cesareo di Lecce, San Giovanni Monicantonio (frazione di Campi Salentina), Sanarica, Sogliano Cavour, Soleto, Squinzano, Sternatia, Taurisano, Torre di San Giovanni, Torrepaduli, Trepuzzi, Tricase, Tuturano, Ugento, Veglie e Zollino.

puoi saperne di più andando ai seguenti link:

Barletta Casalvecchio di Puglia Chieuti
Gioia del Colle Poggio Imperiale Roccaforzata
Monte Sant'Angelo e San Giovanni Rotondo
San Marzano di San Giuseppe

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