Brindisi Montagna è un comune della provincia di Potenza, in Basilicata. Situato nella parte centro-settentrionale della provincia e fa parte della cosiddetta “Area Metropolitana di Potenza”. Confina con i comuni di Trivigno, Vaglio Basilicata, Anzi, Albano di Lucania, Potenza e Tricarico.


panorama di Brindisi Nontagna visto dal castello

Nel suo territorio, a testimonianza della continua esistenza di un abitato, sono stati trovati reperti archeologici che vanno dall’età del rame (dal III al II millennio a.C.) all’epoca bizantina (X secolo d.C.) e sono conservati al Museo Provinciale di Potenza.


il castello di Brindisi Montagna

Nell’Alto Medioevo dei monaci basiliani si erano stabiliti  nella Badia dedicata a Santa Maria dell’Acqua Calda, così denominata per la presenza di una falda di acqua termale.

Nel 1268 Carlo I d’Angiò, Re di Napoli e di Sicilia, affidò il feudo di Brindisi Montagna e di Anzi a Guidone da Foresta, nominandolo “primus dominus Brundisii de Montanea et Ansiae”. Il paese, allora situato nella località di “Aia di Brindisi”, era costituito nel 1277 da 136 “fuochi” (700 abitanti circa).

Nel 1456 il paese fu interamente distrutto dal terremoto. Ancora nel 1536, per volontà di Pietrantonio IV della Casa Sanseverino di Bisignano, feudatario di Brindisi di Montagna, giunsero a Brindisi Montagna 30 famiglie di greco–albanesi provenienti da Corone, guidati da Lazzaro Mathes (o Lazaro Mathes), un condottiero albanese capitano degli stradioti.

I cognomi delle 30 famiglie greco-albanesi erano: Barbati, Basta, Bellezza, Beccia, Bello, Bianco, Biluscio, Bodino, Bubbich, Buscicchio, Canadeo, Caparriello, Caporale, Colossi, Como, Creasi, Cresio, Greco, Lech, Licumati, Manes, Mattes, Molicchio, Musciacchio, Plescia, Prete, Pulmett, Rennisi, Scura e Truppa.

Pur godendo di “privilegi”, i greco–albanesi si impegnarono nella ricostituzione del nuovo paese ai piedi del castello, compito ancor più arduo per la diversità linguistica, culturale e religiosa.


targa commemorativa del gemellaggio tra Brindisi Montagna e Corone
toponomastica stradale che ricorda i greco-albanesi di Corone

Nel XVIII si poteva ritenere concluso il processo di integrazione degli albanesi con la popolazione locale; è del 1727 la sostituzione del rito greco con quello latino ad opera dell’arciprete Don Gerardo Amati che distrusse il patrimonio religioso, colturale, linguistico e tradizionale dei greco-albanesi di Brindisi Montagna. Oggi, oltre a due cartelli stradali (Via dei Crojesi, Via dei Coronei), non si ha più memoria della loro presenza in questa località. Brindisi di Montagna dal 24 ottobre del 2008 è gemellato con Corone nella periferia del Peloponneso in Grecia.

Ultimo Aggiornamento: