Acquaformosa (in lingua arbëreshe: Firmoza) è un comune della provincia di Cosenza, situato ad un’altitudine di 756 metri s.l.m.

La storia di Acquaformosa

Le origini storiche di Acquaformosa risalgono al 1140, allorché il Conte Ogerio (o Ruggero) e sua moglie Basilia, Signori di Brahalla (l’odierna Altomonte) dal 1140 al 1197, donarono ai monaci cistercensi dell’abbazia di Santa Maria di Sambucina di Luzzi la Chiesa di Santa Maria di San Leucio e delle vaste tenute dove avrebbero potuto edificare un Monastero ed un Casale nelle sue vicinanze, verso di cui esercitare la giurisdizione civile e criminale come feudatario.

All’interno di queste terre i monaci costruirono l’Abbazia, intorno alla quale nacque una piccola comunità di contadini al servizio dell’Abbazia stessa. Durante gli anni successivi il territorio dell’Abbazia, grazie alle donazioni, si estese di molto sia dal versante ionico sia nel versante tirrenico; poi, dopo un periodo florido, l’Abbazia subì un lento ma inesorabile declino.

Alla morte dell’Abate Francesco di Carraria l’Abbazia di Santa Maria di San Leucio fu concessa in commenda al chierico Carlo de Cioffis, che ne fu provvisto con bolla pontificia del 3 aprile 1490.

Nel 1501, Pilìgrino Caparello, Giorgi Curtise e Martino Capparello, con altri 19 albanesi si presentano dal commendatario dell'Abbazia, Carlo de Cioffis al quale chiesero di stabilirsi nel territorio o nelle vicinanze dell’Abbazia. Venne firmato un accordo di 26 punti tra Carlo de Cioffis e gli albanesi stabilendo l’edificazione del Casale in contrada “Arioso” dietro precise e ben determinate condizioni. Nacque così il Casale di Acquaformosa. Dal censimento del 1501 si evince che la popolazione consisteva in 22 fuochi (famiglie).

Dai registri della chiesa di Acquaformosa del 1504, risulta che nel paese vi erano 22 famiglie, i cui capofamiglia erano: Pellegrino Capo, Giorgio Cortese, Martino Capparelli, Pellegrino Caparelli, Vetere Progano, Michele Damisi, Giorgio Buono, Martino Piccolo, Procano Buono, Tommaso Capparelli, Pumbo Belluccio, Pellegrino Buono, Paolo Blescia, Perruzzo dello Previti, Giovanni Capparelli, Cola dello Previti, Jacovo Lazaro Buono, Dimitri dello Previti, Camillo Dramisi, Cola Gramisci, Miglionico Panibianco, Giovanni Frenga.


membri di un gruppo folk che hanno adottato il costume tradizionale dell'Albania meridionale

Nel 1505 l’Abate cistercense di Santa Maria di San Leucio concesse agli albanesi di costruire una chiesa. Questa fu ultimata nel 1526 e venne dedicata a San Giovanni Battista.

Successivamente Acquafornosa entrò a fare parte dei domini dei Sanseverino, Principi di Bisignano. Nel 1564, Erina Castriota, madre e tutrice del principe Nicolò Berardino Sanseverino, vendette per 150 ducati a Ottavio Papaleo di San Pietro in Galatina la giurisdizione criminale e il casalinaggio di Acquaformosa.

Poi, nel 1633, l’Abbazia entrò nella Congregazione Calabro-Lucana, per essere soppressa nel 1810 da Giuseppe Bonaparte. Oggi del complesso dell’Abbazia restano solo ruderi che sono stati incorporati da costruzioni successive mentre alcuni arredi fanno parte della chiesa parrocchiale.

Nel 1810 il Casale di Acquaformosa divenne Comune autonomo, grazie alle leggi francesi che riorganizzarono amministrativamente il vecchio regno borbonico.

La cultura degli arbëreshë di Acquaformosa resiste ancora oggi ed è determinata da elementi caratterizzanti che si rilevano nella lingua dei loro padri, nella religione cattolica di rito bizantino, nei costumi, nelle tradizioni, negli usi, nell’arte iconografica, nella gastronomia, ancora oggi gelosamente conservate, con la consapevolezza di appartenere ad uno specifico gruppo etnico.

Oggi i cognomi più diffusi sono: Barletta, Borrescio, Buono, Busciacco, Capparelli, Conte, Cordoano, Cortese, De Marco, Di Turi, Dramis, Elmo, Frega, Matrangolo, Mele, Preite, Raimondo, Vicchio.

La chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista

La chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista di rito bizantino, venne costruita dal 1500 al 1526 in seguito ad una concessione fatta dall’Abate cistercense di Santa Maria di San Leucio agli albanesi guidati da Martino Capparelli.

Dagli evidenti elementi dell’architettura romanica, nel suo interno in stile barocco, conserva, nella cappella di sinistra, una statua cinquecentesca in pietra raffigurante la Madonna col Bambino, proveniente probabilmente dalla chiesa dell’Abbazia di Santa Maria di San Leucio.

Accanto all’altare maggiore sono posti due dipinti del senese Marco Pino (1522-1579) dove sono effigiati l’Assunzione di Maria Vergine e i Santi Benedetto e Bernardo, provenienti anche loro dall’Abbazia.

Tra il coro e la navata, è collocata una iconostasi di Giovan Battista Conti. Altri due dipinti su tavola provenienti dall’Abbazia cistercense di Scala Coeli, sono posti alle pareti della cantoria e raffigurano rispettivamente San Basilio Abate e San Benedetto.

La chiesa custodisce inoltre un coro ligneo in croce, il portale centrale in castagno scolpito, con due aquile bicipiti e svariate statue lignee con reliquari dei secoli XVII e XVIII.

Nella chiesa di San Giovanni Battista, dal 1989, si sta realizzando un progetto del Papas Vincenzo Matrangolo: Biagio Capparelli, maestro mosaicista di Acquaformosa, sta impreziosendo interamente l’interno della chiesa di spettacolari mosaici della tradizione bizantina.

Il Santuario di Santa Maria del Monte

Situato a 1426 m s.l.m. tra le montagne di Acquaformosa e Lungro troviamo il Santuario di Santa Maria del Monte. Non è conosciuta la sua data di fondazione, sappiamo però il Santuario esisteva già nel 1195 quando i signori di Altomonte donarono ai monaci cistercensi dell’abbazia di Santa Maria di Sambucina di Luzzi “la chiesa e le sue pertinenze”.

Il Santuario, che non ha una chiara collocazione stilistica, era costituito inizialmente da una sola stanza con un campanile di circa 4 metri di altezza, poi, con il passare del tempo è stato restaurato e modificato da maestranze locali.

Al suo interno vi è conservata una statua della Madonna che allatta il Bambino che secondo una leggenda popolare, un pastore trovò la statua in una località definita “Timba e piasur” in lingua arbëreshe (in italiano: Pietra spaccata) e la statua stessa, miracolosamente, si allontanò da sola per andarsi a collocare nel Santuario.

Sempre al suo interno possiamo ammirare l’Assunzione di Maria Vergine con Gloria di Angeli e Apostoli, dipinto ad olio su tavola, opera cinquecentesca di epigono di Pietro Negrone. Vi sono inoltre i dipinti ad olio su tavola di San Basilio Abate e san San Benedetto.

Il Santuario della Madonna della Misericordia

Il Santuario è la più recente delle chiese di Acquaformosa. Al suo interno si conserva una pregevole icona che rappresenta la Brephocratùsa (Colei che tiene in braccio il bambino) effigiata Lina Papoula, un’artista greca del museo Bizantino di Atene.

Il rivestimento in argento è stato eseguito dall’orafo Costapulos, anche lui di nazionalità greca.

Il tipo dell’icona è quello dell’Eleùsa (della Misericordia), ma, nella sua variante più umanizzata, della Glycophilùsa (del dolce abbraccio): dove i volti della Madonna e del Bambino si toccano ed esprimono una grande tenerezza.

La Cappella dell’Immacolata Concezione

Merita una visita anche la chiesetta della Madonna della Concezione. Danne origini von del tutto note, la chiesa custodisce affreschi di notevole interesse raffiguranti figure di santi di ispirazione bizantina, tra i quali quello che ritrae San Nicola di Mira.

Di notevole interesse artistico un soffitto ligneo dipinto del sec. XVIII con stucchi del sec. XVI di ispirazione bizantina ed un affresco non integro dell’Immacolata del 1785.

Le tradizioni e il folclore di Acquaformosa

I costumi, le tradizioni, il rito e la lingua sono una ricchezza che gli abitanti di Acquaformosa hanno mantenuto inalterati nel tempo. Di generazione in generazione i giovani del paese si sono impegnati alla fondazione di gruppi folcloristici per salvaguardate e trasmettere le tradizioni.

Tra le più importanti manifestazioni, sia profane che religiose, si ricordano:


la Fontana Vecchia

La benedizione dell’acqua nella Fontana Vecchia (Kroj Pjak) che si svolge durante l’Epifania.

Durante il periodo di Carnevale si celebrano le “Vallje”, consistenti in balli e canti inneggianti alla vittoria di Giorgio Castriota Scanderbeg sui turchi.

Durante la quaresima si intonano le “Kalimere”, cioé delle cantilene drammatizzate che rievocano la Passione di Cristo.

La festa della Madonna della Misericordia che si svolge l’ultima domenica di maggio.

La festa della Madonna del Monte (in lingua arbëreshe: Festa e Shën Mërisë së Malit) si svolge la prima e l’ultima domenica di luglio con pellegrinaggio delle parrocchie di Acquaformosa, Lungro, Firmo e dei paesi circostanti, con canti, danze e le donne vestite nei tradizionali costumi arbëreshë.

La festa di San Giovanni Battista, che si svolge il 29 agosto.

Ma i più importanti festeggiamenti sono quelli della Pasqua, che viene annunciata dalle note del canto sacro in lingua greca “Kristos Anesti”, che significa Cristo è risorto, intonato in coro per le chiese e le strade del paese.

Il costume tradizionale di Acquaformosa

Acquaformosa conserva l’abito arbëresh nelle sue tradizionali differenze per l’uso quotidiano o per gli eventi particolari. Le varie tipologie dei costumi sono: il costume di mezzafesta con gonna “kamizolla” e scialle intorniato da gallone dorato; costume di lutto; il costume “kandusha” della ragazza da marito; il costume nuziale con il diadema nuziale, e la “keza” che circonda le spalle.

 

Bibliografia

R. Bisignani, Capitolazioni degli Albanesi di Acquaformosa col monastero di S. Maria, in “Studi Meridionali”, XIV, 1982

G. G. Capparelli, Acquaformosa: origini storiche e religiose di una comunità italo-albanese, Orizzonti meridionali, 2001

P. de Leo, Certosini e Cisterciensi nel Regno di Sicilia, Rubbettino, 1993

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