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Da visitare

Il galti, la gjitonia e lo sheshi

Civita è un insediamento arbëresh caratterizzato da una struttura urbanistica fatta di viuzze e slarghi che si intersecano le une negli altri.

Questa struttura viene chiamata “gjitonia” (il vicinato) ed è il nucleo base dell’organizzazione sociale. E’ una porzione più piccola del tessuto urbano, costituita da una piazzetta nella quale confluiscono i vicoli, costituita solitamente da una casa signorile intorno alla quale ci sono case più piccole.

Qui ci si riunisce a conversare, a cucire o ricamare, o ci si parla dal “galti”, il ballatoio davanti alla porta d’ingresso. Ancora più grande della “gjitonia” è lo “sheshi”, una piazza che raccoglie la gente nel tempo libero.

I comignoli di Civita

A Civita i comignoli sono quasi delle opere d’arte e offrono al turista un suggestivo spettacolo. Non si sa con precisione quando sia cominciata l’usanza di innalzare comignoli imponenti e dalle forme capricciose, diversi per ogni casa e secondo l’estro del mastro muratore.

Il comignolo era come la firma per una nuova casa, di cui diventava il totem, con la funzione non solo di aspirare il fumo dai camini, ma anche di tenere lontano gli spiriti maligni. Sono una cinquantina i comignoli storici, costruiti probabilmente tra fine Seicento e inizio Novecento.

Le case di Kodra

Passeggiando per il paese si incontrano alcune abitazioni dall’aspetto antropomorfo, le curiose “case di Kodra” dal volto umano, una sorta di omaggio Ibrahim Kodra, il pittore albanese di fama internazionale che visitò Civita negli anni ’90.

Si tratta di abitazioni costruite tra il 1600 e il 1700, e sono rimaste quasi intatte nonostante il passare del tempo; sono molto piccole, hanno finestrelle che sembrano occhi, canna fumaria che sembra un naso e porte che sembrano delle bocche. Eppure hanno i loro difetti, a qualcuna manca il naso o addirittura ce l’ha storto, qualcuna ha una bocca più grande, altre ce l’hanno più piccola.

Le gole del Raganello e il Ponte del Diavolo

Le gole del Raganello sono la meta più frequentata dai turisti che visitano il Parco Nazionale del Pollino. Costituite da un canyon attraversato dal fiume Raganello, le gole si snodano per 8 km sino ad incontrare il Ponte del Diavolo, edificato dagli antichi romani a 37 metri di altezza dal fondo delle gole.

Le chiese di Civita
Nel centro storico, oltre alla cappella di Sant’Antonio e a quella della Madonna della Consolazione, è presente la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, costruita in stile barocco nella seconda metà del XVI secolo e recentemente adeguata secondo la tradizione bizantina.


la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta

L’impianto è orientale: guarda verso il sorgere del sole e reca i simboli e le forme della teologia bizantina (l’iconostasi, l’altare quadrato, le icone e gli affreschi).


l’iconostasi della chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta

Da ammirare al suo interno l’iconostasi lignea con motivi decorativi, l’altare greco circondato da un presbiterio ligneo, interessante anche l’organo settecentesco ai lati del coro, e le cappelle della Consolazione e di Sant’Antonio, del XVI secolo; le pareti della chiesa sono decorate da diversi mosaici e arricchite da varie icone; le icone del Cristo Pantokràtor e della Vergine Odigitria sono state dipinte dall’italo-albanese Alfonso Caccese, mentre quelle delle dodici feste dell’anno liturgico sono giunte da Atene.

Il Museo Etnico

Il Museo Etnico degli Arbëreshë è una delle prime mete dei turisti. Fondato nel 1989, raccoglie oggetti della civiltà contadina locale, i costumi tradizionali degli Arbëreshë, un’icona della Madonna di Odigitria, una biblioteca di testi albanesi, una rassegna fotografica e testimonianze sui paesi arbëreshë d’Italia.

Il museo della Filanda

Altro museo da visitare è il Museo della Filanda, ubicato nella Filanda Filardi, costruita nel 1888 a ridosso del Ponte del Diavolo. Qui si possono ammirare gli antichi macchinari di fabbricazione tedesca della fine dell’Ottocento che servivano per filatura cardata e che venivano azionati dall’acqua del fiume Raganello.

Il costume tradizionale di Civita

Il costume tradizionale rappresenta per gli arbëreshë il simbolo della coscienza etnica ed è uno dei legami più forti con il proprio passato storico. In passato, il costume accompagnava la donna soprattutto nelle occasioni più importanti, come matrimoni, battesimi, feste religiose, lutti, ma era anche il compagno dell’ultimo viaggio, perché si usava la sua proprietaria col suo abito nuziale.


il costume tradizionale di Civita
esposto al museo etnico

Nella sua versione di gala, il costume è particolarmente sontuoso e ricco di ornamenti con rifiniture e decori in oro zecchino. Questo è costituito dalla “linja” cioè una lunga camicia bianca in lino o cotone con ampie maniche raccolte in uno stretto polsino guarnito di pizzo ed una profonda scollatura a V ornata dalla “murrleta” cioè dei larghi ricci in tulle finemente ricamati; la scollatura viene guarnita dalla “skola” una sorta di nastro di raso bianco o celeste arricchito di ricami in oro; sulla linja, dopo averla stretta in vita, si indossa una lunga sottana bianca; sulla sottana si indossa “camizolla” una gonna pieghettata il cui colore può spaziare in tutte le tonalità del rosso, del carminio, del fucsia; sulla camizolla si indossa la “coha” una gonna un po’ più ampia di colore azzurro.

Sia la “kamizolla” che la “coha” sono confezionate in raso di seta ed arricchite da ricami in oro riproducenti stelle e fiori stilizzati disposti in file parallele. In vita troviamo il “grispat” un rigido cordone della larghezza di qualche centimetro, trattenuto da un cinturino ricoperto di gallone d’oro che sul dorso si allarga per continuare nelle bretelle.

Infine lo “xhipuni” un corto giubbetto aperto sul davanti, fatto in tessuto di seta laminato in oro e ornato sul dorso da galloni mentre sulle maniche vi sono preziosi ricami. I colori dello xhipuni possono variare dal celeste al blu al viola. completa il tutto lo “sqepi” cioè il velo nuziale di forma rettangolare in tulle bianco ricamato in oro.

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