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Il folclore e le tradizioni

Ancora oggi a Civita si conservano quasi intatte le antiche tradizioni degli albanesi ed è vivo il desiderio di mostrare le proprie tradizioni. Così che tracce dell’antica cultura d’origine sono evidenti nei numerosi e suggestivi momenti che scandiscono la vita del paese.

La Java e Prigatorëvet

La “Java e Prigatorëvet” è la commemorazione dei defunti, una festività a data mobile legata alla Pasqua. La settimana dei defunti ricade tra la fine di gennaio e febbraio; durante questa settimana gli arbëreshë di rito bizantino innalzano coralmente la “Shërbesa e Varrimit” una preghiera in ricordo dei cari estinti e segnalano l’importanza del momento offrendo del pane devozionale ai poveri e ai mendicanti. In ogni casa si accendono lumini ad olio così che le fiammelle diano l’impressione che la casa sia visitata dai morti.

Il Carnevale

Gli arbëreshë danno molta importanza a questa festa profana, infatti durante il Carnevale, di sera risuonavano i “vjershë” le canzoni che i giovani cantano davanti alle porte di parenti e amici.

Poi la sera del martedì grasso nella piazza del paese si brucia il Re Carnevale, un pupazzo fatto di paglia e cenci.

Il pupazzo, prima di essere bruciato, viene portato in giro per le vie del paese con una cotica in bocca eviene seguito da sua moglie la “Kreshmeza” (la Quaresima), vestita a lutto che piange e si strappa i capelli per la prossima morte del marito.

Le Ceneri

Successivo ai festeggiamenti del Carnevale, il primo appuntamento è rappresentato dalle Ceneri, in occasione delle quali persone vestite di bianche lenzuola, al calar della notte si aggirano tra le viuzze del paese e, precedute dal suono di campanelli, entrano nelle case per lasciare cenere sul palmo della mano dei presenti, a voler ricordare il destino mortale dell’umanità.

La Fjalza Mirë

Rito suggestivo e di un profondo significato, quello che si svolge all’alba della domenica di Pasqua, questo è “Fjalza Mirë” (la buona parola) e rappresenta l’entrata nel Tempio del Cristo trionfante. In questa occasione i fedeli si riuniscono all’esterno della chiesa con le porte chiuse. Dietro la porta della chiesa rimane una persona che rappresenta le forze del male, mentre il sacerdote legge il Vangelo relativo all’Annuncio della Resurrezione, poi si avvicina alla porta e comincia a bussare cantando i versetti del salmo. Dietro la porta principale si ode un grande fragore a rappresentare i diavoli che impediscono l’ingresso e quindi, dopo tre tentativi del sacerdote che bussa con la croce sulla porta, finalmente questa si spalanca ed i fedeli entrano in chiesa. Nella messa solenne che segue le campane suonano a festa, si leggono i Vangeli e si distribuiscono le uova colorate di rosso.

Le Vallje
A Civita i riti pasquali si concludono il martedì successivo alla Pasqua con la celebrazione delle “Vallje”. Queste rievocano un avvenimento storico molto importante per gli arbëreshë; la vittoria riportata da Giorgio Castriota Scanderbeg, il quale, alla guida di un piccolo esercito, sconfisse le armate ottomane, salvando la cittadella di Kruja il 24 aprile 1467, cioè il martedì dopo la Pasqua.

Così per tre giorni i posteri continuano a rievocare il glorioso avvenimento tra lo sfavillio dei colori e i toni melodiosi dei canti tradizionali.

A Civita le Vallje vengono eseguite prevalentemente da donne che indossano il costume tradizionale arbëresh, disposte a semicerchio con due uomini alle estremità che conducono i movimenti del ballo.

I Kaminezit e Maj

L’origine dei “Kaminezit e Maj” (falò di maggio) si perde nella notte dei tempi. Da 500 anni, nei primi tre giorni del mese di maggio, a Civita perdura la tradizione di accendere i Kaminezit.

C’è chi dice che i falò si fanno per onorare la Primavera, altri dicono che gli albanesi quando giunsero a Civita, per poter coltivare i campi, dovettero bruciare i cespugli di lentisco.

 

A Civita dopo che si è acceso il falò nel vicinato si forma la vallja a cui partecipano tutti, donne, uomini ragazzi, bambini; alle due estremità sono posti i “kapurall” che tengono in mano un ramo di lentisco e intonano canti scherzosi e satirici creati al momento.

Bibliografia

Laura Giovine, La magia del Pollino, Edizioni Prometeo, Reggio Calabria, 2006

E. Massetti, Calabria Mare, Monti E Natura, Published by Enrico Massetti, 2017

G Amiotti e A. Rosina, Identità e integrazione: passato e presente delle minoranze nell’Europa mediterranea, Franco Angeli s.r.l., Milano, 2007

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