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Il costume tradizionale di Frascineto e di Eianina

Il costume tradizionale di Frascineto e di Eianina, realizzato in ricchi tessuti, rasi e sete dai colori vivacissimi e con vistosi ricami in fili d’oro e d’argento, è considerato fra i più belli tra i vestiti tradizionali delle comunità arbëreshe dell’area del Pollino.

Questo è un abbigliamento importante e prezioso che le donne di Frascineto e di Eianina portano nei momenti più significativi della loro vita; di tale costume ce ne sono quattro varianti: il costume di gala; quello di mezza festa; quello giornaliero; quello del lutto.

Solitamente il vestito veniva dato in dote alla figlia dai genitori, così come accadeva con gli altri elementi del corredo. In base alle condizioni economiche familiari, variava il tipo di tessuto utilizzato, il numero e la qualità dei ricami presenti.

Il vestito di gala è senza dubbio il più fastoso ed elaborato e viene indossato per le feste religiose e per le nozze. Il vestito si compone della “Sutanjeli” cioè la sottoveste in cotone; sulla sottoveste viene indossata la “Linia” cioè una lunga camicia di lino o cotone bianco con le maniche lunghe fino al polso e con un’ampia scollatura sul davanti;

la Linia è decorata dal “Mburleti Turllit” un merletto ricamato a motivi floreali e applicato alla scollatura della camicia; viene quindi il “Petinj” cioè un copripetto di seta o raso ricamato finemente in oro; sopra la Linia si indossa la “sutanjeli bardhë”, cioè un sottogonna bianco bordato di pizzo; poi viene indossata la “Kamizolla” cioè una lunga gonna di colore rosa carico, ciclamino o rosso, realizzata in raso di seta plissettata e ricamata con ornamenti in oro e con un largo gallone sempre in oro; a coprire le spalle si indossa lo “Xhipuni Llambadhori o Llastri” cioè un corpetto di colore blu, o azzurro, o rosso o viola, impreziosito con ricami e lamine in oro, nella parte anteriore e posteriore; intorno al collo troviamo la “Skola” consistente in una cravatta fermata con una spilla.

Durante il matrimonio la donna indossa la “Keza” cioè il diadema nuziale a forma di conchiglia e ricamato con fili d’oro e d’argento e lo ”Skamandili Turlli” cioè il velo nuziale in tulle bianco, interamente ricamato a mano. Elemento caratteristico della veste nuziale e segno distintivo delle donne sposate è la “Coha” cioè una sopragonna di colore azzurro plissettata, adornata con ricami e gallone in oro, questa va indossata sopra la kamizolla e rialzata sul davanti.

Una caratteristica importante dei costumi tipici degli arbëreshë è rappresentata dai gioielli (Birloku) che, pur non potendosi considerare parte integrante del vestiario, erano una costante ogni qualvolta si indossavano i costumi di festa e di mezza festa.

Tra gli ornamenti più frequenti, tutti rigorosamente d’oro puro, troviamo le spille (Spingulat), gli orecchini (Riqinët), i bracciali e le lunghe caratteristiche catene, dette “Llaci”, fermate ai lati della camicia da grandi spille.

Le Vallie di Frascineto e di Eianina

Il martedì di Pasqua a Frascineto e la seconda domenica dopo Pasqua ad Eianina, sono i giorni in cui i cittadini della comunità arbëreshe rappresentano la loro identità linguistica e culturale. In questa occasione gli arbëreshë di Frascineto e di Eianina si ritrovano con gli arbëreshë dei paesi vicini per la rappresentazione delle Vallje; queste sono delle tipiche danze, o ridde, dove gruppi di donne arbëreshe nei costumi tradizionali, si tengono tra loro tramite un fazzoletto e si dispongono a ferro di cavallo alle cui estremità si trovano due o tre uomini detti “caporali”, quindi girano tra le vie del paese intonando canti in lingua arbëreshe che rievocano la vittoria dell’eroe nazionale albanese Scanderbeg sui Turchi.

Contemporaneamente ai gruppi danzanti, girano per il paese i “Tintori”, i quali provvedono a segnare con la fuliggine il volto dei “letinjt” (latini) che non sanno parlare la lingua arbëreshe, chiedendogli di pronunciare la frase “tumac me qiqrra” (tagliatelle e ceci). Quindi, con delle evoluzioni, le danzatrici cercano di imprigionare nel ferro di cavallo chi ha il volto sporco di fuliggine, il quale, per essere liberato, deve pagare un riscatto, consistente nell’offerta di una libagione.

Oltre ai “Tintori”, girano per il paese anche i “Portatori del teschio” che sottopongono gli anziani al bacio rituale di un teschio di animale con il monito: “mbaj mend se ke të vdesësh” (ricordati che dovrai morire) .

Bibliografia

P. De Leo, Frascineto, in “Il Pollino, storia, arte, costume”, ed. Editalia,1984

G. Di Agostino, Monografie dei paesi Arbëreshe: Frascineto, in “Zëri J Arbëreshvet” n. 12, 1979

D. Gioia, Frascineto nella sua memoria storica, Amministrazione comunale, 1990

M. Licursi, Frascineto, in “Pollino - Cuore verde del Mezzogiorno”, ed. il Coscile, 1992

M. Licursi, Eianina (Ejanina), in “Pollino - Cuore verde del Mezzogiorno”, ed. il Coscile, 1992

A. Giordano, Monografie dei paesi Arbëreshe: Ejanina, in “Zëri J Arbëreshvet” n. 13, 1980

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