Plàtaci (in lingua arbëreshe: Pllatëni) è un comune della provincia di Cosenza in Calabria. Noto anche come il paese dei murales sul mondo arbëresh, si trova a un’altitudine di 950 m s.l.m..

Plàtaci è un centro agricolo del versante orientale del Gruppo del Pollino, dominante la piana di Sibari e il mar Jonio. Anticamente villaggio di Cerchiara (Plattici e Plàtaci), il nome potrebbe essere derivato da “platanià” (ossia bosco di platani in greco).

Storia di Plàtaci

Con la caduta di Scutari, ultimo baluardo cristiano in Albania, la popolazione albanese dovette subire le persecuzioni e i massacri degli ottomani; così che molti di loro, seguendo l’esempio di quelli che si erano già insediati in precedenza in Italia meridionale, partirono dai porti di Ragusa, Scutari ed Alessio su navi veneziane, napoletane e albanesi e lasciarono definitivamente la loro patria.

Giunti in Italia, molti albanesi ricevettero dai feudatari locali terre e diritti civili in aree scarsamente popolate. Molti di loro si trasferirono nel Regno di Napoli, prevalentemente in Calabria dove fondarono o ripopolarono numerosi paesi.

Probabilmente fu allora che gli albanesi giunsero a Plàtaci, anche se l’anno esatto del loro arrivo non è noto. Alcuni studiosi sostengono che, al loro arrivo, gli albanesi trovarono i resti del casale di Plattici (o Platici) che faceva parte del marchesato di Cerchiara e che probabilmente era stato abbandonato dopo il terremoto del 1456.

Durante il censimento del 1503 Plàtaci, che apparteneva alla famiglia Carafa dei Marchesi di Montesarchio, risultava disabitato. Probabilmente i suoi abitanti erano di un numero così esiguo che i regi numeratori non li presero in considerazione; oppure, come era consuetudine a quel tempo, gli abitanti si erano nascosti per sfuggire al conteggio e quindi evadere la tassazione sui fuochi. Nel 1508, al nuovo censimento, si poterono contare 19 fuochi albanesi, e questo è il primo anno dove si ha notizia certa della presenza albanese a Plàtaci.

Nel 1532, il territorio di Cherchiara comprendente Plàtaci e San Lorenzo Bellizzi, assieme al titolo di baronia, andò alla famiglia Pignatelli, che lo tenne ininterrottamente, prima con il titolo di Barone, poi con il titolo di Marchese, fino all’eversione della feudalità nel 1806.

Per l'ordinamento amministrativo disposto dal generale francese Championnet, agli inizi dell'800, Plàtaci fu riconosciuto indipendente e assegnato al Cantone di Castrovillari. In seguito, per decreto del 4 Maggio del 1811, venne posto nella giurisdizione di Cassano e, con la legge del 1° Maggio 1816, venne riportato nella giurisdizione di Cerchiara.

Circa 100 anni fa un incendio distrusse gli archivi del comune, ma la tradizione orale ci ha tramandato che gli albanesi, per molto tempo, si sono sposati solo tra loro; così per 500 anni hanno conservato le loro origini senza miscelarsi con i vicini calabresi.

Oggi Plàtaci presenta dei murales sul mondo arbëresh e gli abitanti conservano ancora l’antica lingua, i costumi tradizionali, il rito bizantino e tutte le tradizioni religiose a esso collegate.

I cognomi di origine albanese più diffusi sono: Basile, Bellusci, Brunetti, Chidichimo, Smilari, Staffa, Stamati, Troiano. Dagli anni 2000 assistiamo all’esodo dei giovani che cercano fortuna altrove, così che il paese si sta lentamente spopolando.

Monumenti e luoghi d’interesse

La Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, eretta nel XVII secolo, ha la pianta basicale, con una navata centrale e due laterali. L’interno è stato rifatto in stile barocco e conserva statue processionali di legno.


iconostasi della Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista

Negli ultimi anni la chiesa è stata adeguata al rito bizantino con l’iconostasi e numerose icone. E’ presente inolte una torre campanaria a pianta quadrata, sovrastata dal tributo ottagonale. Sulla torre campanaria è installato un originale orologio meccanico. Altre chiese di Plàtaci sono: la chiesa della Madonna di Costantinopoli, eretta all’inizio del XVII secolo, la chiesa di San Rocco e la Cappella della Madonna del Monte.

Feste, tradizioni e folklore

Tra gennaio e febbraio si commemorano i defunti secondo il rito Bizantino (Përkujtimi i vdekuravet sipas ritit Bizantin).


il costume tradizionale di Plàtaci

A Plàtaci c’è l’usanza di festeggiare il carnevale (Karnivalli) fino alla prima domenica di Quaresima. Durante la festa per le vie del paese, mentre sfilano le maschere, s’intona una divertente filastrocca in lingua arbëreshe.

Nel primo giorno di marzo (e para marsit) invece vige la credenza di scongiurare il perdurare del maltempo invernale con un rituale superstizioso, giacché a marzo inizia la primavera. Così l’ultimo giorno di febbraio, una comitiva di giovani trascina per le vie del paese una sfilza di lattine legate tra di loro, che fanno un gran rumore.

Tale rumore è accompagnato dal canto corale in lingua arbëreshe: “Manat ë a para marsit, nxirni dhent ka jaci dhe i kullosni, bëhet për të larguar fuqitë natyrore të liga që sjellin motin e lig, të cilat e pengojnë ardhjen e ditëve të bukura me motin e mirë. Kjo pengesë i krijon probleme fshatarit dhe bariut” (Domani è il primo marzo, togliete le pecore dallo stazzo e pascolatele; serve ad allontanare le forze naturali invisibili del cattivo tempo, che impediscono o ritardano l’arrivo delle belle giornate e creano problemi al contadino e al pastore).

Il martedì dopo la Pentecoste c’è la festa di primavera della Madonna di Costantinopoli (Të dielën pas Rrëshajës: festë e Shën Mërisë së Kostandinopolit) o dell’Odigitria.


una fewsta popolare a Plàtaci

Il 24 giugno si festeggia San Giovanni Battista, santo patrono di Plàtaci (festë e Shën Janjit Pagëzor, pajtori i Pllatënit).

Il 20 agosto, si festeggia San Rocco (festë e Shën Rokut).

Dal 5 al 21 agosto vi sono varie manifestazioni tradizionali e culturali: accensione di falò; giornate ecologiche con escursione al monte Sparviero a quota 1713 metri; mostre di pittura, scultura e antiquariato di artisti locali.

Il 21 di agosto, si festeggia la Madonna del Monte (festë e Shën Mërisë Bregut).


processione della Madonna del Monte

La prima domenica successiva al giorno 23 di settembre si festeggia San Giovanni Battista, patrono di Plàtaci (Të dielën pas ditës 23: festa e Shën Janjit Pagëzor, pajtori i Pllatënit).

Il primo martedì di novembre c’è la festa d’autunno della Madonna di Costantinopoli (Të dielën e parë të muajit: festa e Shën Mërisë së Kostandinopolit) o dell’Odigitria.

Interessante il recupero del tradizionale corteo nuziale al suono della zampogna o dell’organetto, con la vestizione dei costumi tipici albanesi di gala da parte dei parenti o amiche della sposa. Molto interessante, infatti, è il costume tradizionale arbëresh, indossato dalle donne.

Interessante è anche il Festival dei Piccoli Cantori Arbëreshë (Festivalin i Këngëtarëvet të vegjël Arbëreshë), in cui si esibiscono canti tradizionali arbëreshë.

Bibliografia

C. Bellusci, Plàtaci. Pllatëni, Tip. Jonica di Trebisacce, 1998.

C. Bellusci, Plàtaci: cronologia storica dal Medioevo ad oggi, Galasso, Trebisacce, 1999.

A. Memoli, Plàtaci, un insediamento di origine albanese tra evoluzione storica dell’organismo urbano e le prospettive di sviluppo nel territorio dell’alta Calabria, in Atti del Seminario tenuto in San Demetrio Corone durante la celebrazione del 250º anniversario di fondazione del Collegio Sant’Adriano, 1983.

F. Stamati, Storia di Plàtaci, (Saggio) Vinture Vincenzo Ursini, Catanzaro, 1986.

E. Ferraro, Plàtaci e le sue tradizioni popolari, Università degli Studi di Roma. Facoltà di Lettere e Filosofia. Anno Acc. 1966-67.

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