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San Demetrio Corone (in lingua arbëreshe: Shën Mitri) è un comune di 3.387 abitanti (al 31 luglio 2018) della provincia di Cosenza in Calabria. Confina con i comuni di Acri, Corigliano-Rossano, San Cosmo Albanese, Santa Sofia d’Epiro, Tarsia e Terranova da Sibari.


panorama di San Demetrio Corone

Con un’altitudine di 521 m s.l.m. ed un territorio di complessivi 7.500 ettari, il paese è posizionato sulle pendici Nord-occidentali della Sila Greca, ed è attraversato dai torrenti Galatrella, Mizofato e Muzzolito, affluenti del fiume Crati. La parte più alta presenta una vegetazione ricca di castagneti mentre, procedendo verso nord, il territorio è caratterizzato da pianure, spesso coltivate a uliveti.


panorama di Macchia Albanese

Frazioni di San Demetrio Corone sono: Macchia Albanese (in lingua arbëreshe: Maqi), Guriza, Sofferetti, Sant’Agata, San Nicola, Piedigallo.

La storia di San Demetrio Corone

In Albania, dopo la morte di Scanderbeg avvenuta il 17 gennaio 1468, ci fu una consistente migrazione verso l’Italia meridionale. Molti Albanesi ricevettero dai feudatari locali terre e diritti civili in aree scarsamente popolate, così che si stabilirono lungo la costa adriatica tra l’Abruzzo e il Gargano, mentre altri si stabilirono nelle Marche.


una piazza a San Demetrio Corone

Molti si trasferirono nel Regno di Napoli, nelle zone montuose intorno a Benevento, oltre che in provincia di Potenza dove ripopolarono villaggi abbandonati e devastati dal terremoto. Altri ancora andarono in Calabria dove, in provincia di Cosenza, fondarono o ripopolarono numerosi paesi.

Fu in questo periodo, e più precisamente nel 1470, che gli Albanesi si stanziarono nell’ambito del territorio feudale dell’Abazia basiliana di Sant’Adriano, in terra di Acri, ben accolti dall’Abate Archimandrita Paolo Greco. Qui costruirono tre casali denominati “San Demetrio” (oggi San Demetrio Corone), “Macchia dell’Orto” (oggi Macchia Albanese) e “San Cosmo” (oggi San Cosmo Albanese) .


una via a San Demetrio Corone

Il casale di “San Demetrio” fu costruito nelle vicinanze dell’Abazia basiliana di Sant’Adriano, in un luogo dove, nel X secolo, San Nilo di Rossano si era rifugiato a pregare, dimorando in una grotta di cui restano tuttora i resti.


una via di San Demetrio Corone

In un documento del monastero di Sant’Adriano, redatto tra il 1756 ed il 1761, si legge che: “nello anno 1470 capitorno in provincia di Calabria citra dalla Grecia gli Albanesi e molti di essi volsero situarsi nel predetto territorio e convennero con l’Archimandrita e monaci di quel tempo a poter edificare case e pagliari per le abitazioni e altresi del commodo del bestiame avere la campagna, siccome in parte segui, e costrussero tre casali nomati S. Demetrio, Macchia dell’Orto e S. Cosmo, per il di cui effetto sotto li 3 novembre dell’anno 1471 formarono tra essi loro le capitolazioni per mano dell’egr. notaro Andrea De Angelis de Terranova ….. e fra gli altri restò convenuto che detto territorio archimandritale sia una parte soggetta di pagare la decima sopra il frutto delle vittovaglie ed il di più in terraggio e ne segui dell’uno e dell’altro la separazione per mezzo dei rispettivi divisori”.


monumento a Scanderbeg a San Demetrio Corone

Il 3 novembre 1471 fu redatto l’atto notarile delle capitolazioni di San Demetrio tra Paolo Greco, Abate Archimandrita dell’Abazia basiliana di Sant’Adriano e gli albanesi delle tre comunità. L’Archimandrita deteneva la giurisdizione civile e mista e riceveva numerosi tributi. Mentre al barone laico, che in quel momento era il Principe di Bisognano, era riservata la giurisdizione criminale e l’esazione di tributi supplementari.

Nel 1534 giunsero a San Demetrio altri profughi. Questi provenivano dalla Morea e, più precisamente, dalla città greca di Corone. Erano in maggioranza Greci, anche se con loro c’era una consistente minoranza Albanese che i Coronei chiamavano “Arvaniti”. Questi ultimi, molti anni prima, erano fuggiti dall’Albania prima dell’arrivo degli Ottomani e avevano trovato rifugio nella città di Corone. La città era stata sotto il dominio della Repubblica di Venezia fino al 1460, quando fu abbandonata causa della impossibile difesa dagli Ottomani, che avevano conquistato quasi completamente la Morea.


una via di Macchia Albanese

Nel 1532 la città di Corone fu riconquistata da Andrea Doria, anche grazie all’aiuto della popolazione che gli aveva inviato segretamente dei messaggi per informarlo sullo stato della città e per offrire la loro cooperazione dall’interno. Conquistata la città, Andrea Doria lasciò una guarnigione spagnola, che risultò del tutto insufficiente a sostenere la difesa di Corone che, nel 1533, fu completamente circondata dalla flotta ottomana.


una piazza di Macchia Albanese

L’anno successivo fu firmato il trattato di pace tra Carlo V e Solimano. La città fortificata di Corone venne lasciata agli Ottomani a condizione che la guarnigione spagnola e quei i cittadini di Corone che volevano lasciare la città potevano essere imbarcati su una delle navi inviate da Carlo V.

Il governo napoletano noleggiò otto navi mercantili sulle quali furono imbarcati i soldati della guarnigione spagnola e diverse famiglie greche e albanesi (Arvaniti) di Corone. Oltre ai soldati, furono circa 2.000 Coronei ad essere trasportati nel Regno di Napoli.


il monumento a Girolamo De Rada
a Macchia Albanese

L’Imperatore onorò con diversi documenti i Coronei e li premiò con diversi privilegi; con un diploma datato 8 aprile 1533 li raccomandò al Viceré di Napoli, e ordinò di dare loro qualche terra in Puglia o in Calabria.

Con un altro diploma datato 15 luglio 1534 l’Imperatore dichiarò esenti i Coronei da tutte le tasse reali e baronali. Così che alcuni Coronei si stabilirono in Basilicata ed altri in provincia di Cosenza, più precisamente a San Benedetto Ullano e a San Demetrio.

Nel 1597 il Principe di Bisignano cedette il feudo a Bernardino Milizia. Nel 1644 il feudo di San Demetrio passò ad Achille Castriota della linea di Napoli, nel 1732 il feudo ritornò ai Principi di Bisignano e, infine, nel 1746 ai Campagna di Tarsia che vi rimasero fino alle leggi eversive della feudalità del 1806.

La popolazione arbëreshe di San Demetrio e di Macchia dell’Orto praticava il cattolicesimo secondo il rito bizantino, ma nel 1737 ci fu un tentativo da parte del sacerdote Francescantonio Lopes di far passare la popolazione al rito latino. Quindi fece costruire una chiesa di rito latino intitolata a Sant’Onofrio, ma il suo tentativo non ebbe successo, visto che alle sue funzioni religiose non partecipava nessuno.

Nel 1794 l’Abazia basiliana di Sant’Adriano venne soppressa definitivamente. Il 1° marzo dello stesso anno il Collegio Corsini di San Benedetto Ullano, per volere del Re Ferdinando IV di Borbone e su richiesta di Francesco Bugliari, Vescovo e presidente del Collegio Corsini, fu trasferito a San Demetrio, adiacente all’Abazia di Sant’Adriano, e prese il nome di “Collegio italo-albanese Sant’Adriano”.


la frazione di Sofferetti

Il Collegio divenne un importante organismo culturale degli albanesi d’Italia, anche se, secondo l’espressione usata dal governo borbonico “il Collegio fu una vera fucina di diavoli” intendendo dire che il collegio ospitava giovani di idee liberali e rivoluzionarie. Furono allievi del Collegio importanti figure del Risorgimento italiano come Agesilao Milano (1830-1856) e Domenico Mauro (1812-1873), e letterati e giuristi come Cesare Marini (1792-1865) e Girolamo De Rada (1814-1903) sommo vate arbëresh, padre della letteratura albanese, detto il Dante degli italo-albanesi.


il costume tradizionale di San Demetrio Corone

Dopo la costituzione del Regno d’Italia, nel 1863, al nome di “San Demetrio” fu aggiunto quello di “Corone”, per distinguerlo da San Demetrio ne’ Vestini in provincia dell’Aquila, e per ricordare quei profughi che giunsero nel 1534 da Corone, in Grecia.

Oggi San Demetrio Corone è uno dei centri più importanti delle comunità arbëreshe; La popolazione conserva gelosamente la lingua, i costumi, il rito bizantino, la cultura e l’identità etnica propria.

I cognomi di origine albanese più diffusi a San Demetrio Corone sono: Aiello, Azzinnari, Baffa, Bellucci, Braile, Brunetti, Bua, Canadè, Chiodi, D’Amico, Gradilone, Guagliardi, Lavorato, Liguori, Loricchio, Luzzi, Macrì, Marchianò, Mauro, Meringolo, Prezzo, Rumanò, Sposato, Tocci. Mentre a Macchia Albanese sono: Bellucci, Chinigò, Corchiolone, Chiurco, Marchianò, Matranga, Ponte, Rada, Sammarro.

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