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Bronte è un comune italiano di 18.884 abitanti (al 31 ottobre 2018) della provincia di Catania in Sicilia. Si estende alle pendici occidentali dell’Etna, alla sinistra del fiume Simeto.

Bronte è un comune del Parco dell’Etna e del Parco dei Nebrodi. L’origine del nome è da ricondursi al mito del ciclope Bronte, un gigante con un solo occhio, figlio di Urano e Gea che fabbricava i fulmini per Zeus. Il significato di Bronte è “tuono” forse anche in considerazione dei boati emessi dall’Etna di tanto in tanto.

Bronte confina con i comuni della provincia di Catania di Adrano, Belpasso, Biancavilla, Castiglione di Sicilia, Maletto, Maniace, Nicolosi, Randazzo, Sant’Alfio e Zafferana Etnea; confina con i comuni della provincia di Enna di Centuripe e Troina; confina infine con i comuni della provincia di Messina di Cesarò, Longi, Tortorici.

La storia di Bronte

Non esistono molte notizie documentate sulla nascita di Bronte. Nelle contrade di Musa e Zucca, ai piedi dell’Etna, abitarono certamente gruppi di antichi Siculi, spinti successivamente dalle eruzioni dell’Etna a stabilirsi verso le attuali località di Bronte, Maletto, Santa Venera, Rocca Calanna, Cisterna e Corvo.

A testimonianza di ciò rimangono le numerose cellette funerarie dell’VIII secolo a.C. rinvenute nelle grotte tra Maniace, Maletto e Bronte, alla base di Rocca Calanna in contrada Difesa, nella contrada Contura, e tracce di villaggi rupestri e di capanne preistoriche sparse su tutto il territorio. Gli scavi archeologici confermano anche che in epoche successive vi furono insediamenti siracusani, cartaginesi e romani.

Da un documento tratto dal codice Arabo-Siculo risulta che la città di Bronte esisteva già nell’anno 830 ed era abitata da 664 cristiani e 994 musulmani, mentre nel 1040 cominciò la dominazione bizantina. Questa durò pochissimo, poiché i Normanni nel 1042 conquistarono parte della Puglia e della Calabria per poi passare nel 1060 alla conquista della Sicilia che si concluse solamente nel 1090-91.

Il primo documento attendibile su Bronte risale al 12 dicembre 1094; questo è firmato dal conte Ruggero e indica il nome di “Bronte” per individuare il confine del possedimento che viene donato all’abazia di San Filippo di Fragalà.

Con la morte di Costanza d’Altavilla nel 1198, in Sicilia cessò il regno dei Normanni e a corona passò a suo marito Enrico di Svevia. Gli Svevi regnarono in Sicilia sino al 1266, quando subentrarono gli Angioini, i quali regnarono in Sicilia sino al 1282. Dopo alterne vicende il Regno di Sicilia passò alla Casa di Barcellona.

Nel 1345 il Re Ludovico d’Aragona donò il feudo di Bronte a Manfredi Lancia, mentre nel 1473 il Re Giovanni concesse il territorio di Bronte, comprese le abazie di Maniace e di San Filippo di Fragalà, al cardinale Ludovico Borgia, futuro Papa Alessandro VI.

La fondazione di Biancavilla risale al 1488 mentre quella di Bronte può essere di poco successiva o dello stesso periodo in quanto smarriti i "Capitoli di Fondazione" non ne conosciamo l’esatta data. In questi "Capitoli" o leggi da osservare si riscontra una certa benevolenza, da parte dei feudatari e/o ecclesiastici. Gli albanesi, infatti, godevano di una certa libertà: potevano spostarsi da un sito all’altro, vendere i propri averi, avere propri ufficiali e sacerdoti, mantenere il rito bizantino, i costumi e la lingua.

Nel 1535, per decreto dell’Imperatore Carlo V, vennero uniti 24 casali per dare vita ad una “Universitas” con a capo il casale di Bronte, il più grande per estensione e per numero di abitanti. Sorsero quindi nuovi quartieri e le nuove chiese di Santa Maria, del Soccorso, dell’Annunziata, di San Rocco (oggi Sacro Cuore), di San Giovanni, attorno alle quali si svilupparono strade strette, tortuose e ripide sulle quali si affacciavano povere case.

Nel 1799 Ferdinando I delle Due Sicilie insignì l’ammiraglio britannico Horatio Nelson del titolo di Duca di Bronte con una donazione significativa di terreni, fra cui il castello e la chiesa di Santa Maria nei pressi di Maniace.

Durante il Risorgimento, la città fu teatro di un episodio controverso, noto come i “Fatti di Bronte”. L’8 agosto del 1860, una rivolta popolare provocò la morte di 16 persone. La sommossa fu soppressa da Nino Bixio che, dopo un veloce processo sommario, fece fucilare cinque presunti colpevoli.

Oggi Bronte è il principale centro siciliano per la produzione di pistacchi, di cui si fa attivo commercio. Attiva è anche la coltivazione di mandorle, agrumi, uva, cereali e legumi. L’industria è presente con aziende operanti nei settori del legno, dei materiali da costruzione, dell’abbigliamento e della trasformazione dei prodotti agricoli e zootecnici. In notevole sviluppo è il turismo.

Riguardo alla piccola colonia albanese, a Bronte è rimasto ben poco dei loro usi e costumi: solo qualche cognome è indicativo della loro provenienza (Scafiti, Schiros, Schilirò, Triscali, Zappia), mentre nel dialetto locale vi sono ancora molte parole di sicura origine albanese.

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