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Spezzano Albanese (in lingua arbëreshe: Spixana) è un comune di 6.945 abitanti (al 31 ottobre 2018) della provincia di Cosenza in Calabria.

Situato su una collina a circa 320 m s.l.m., domina la piana di Sibari e la valle dell’Esaro, con vista verso il massiccio del Pollino, distante poco più di 20 km. Il territorio del comune confina con i comuni di Terranova da Sibari, San Lorenzo del Vallo, Tarsia, Cassano all’Ionio, Castrovillari e Corigliano-Rossano.

La storia di Spezzano Albanese

Dopo la morte di Giorgio Castriota Scanderbeg (1468) sempre più città e fortezze albanesi caddero sotto il giogo degli ottomani. Molti albanesi, certi della ospitalità che avrebbero ricevuto dagli Aragonesi nel Regno di Napoli, seguirono l’esempio di quelli che in precedenza si erano insediati in Italia meridionale (Campania, Molise, Puglia) e decisero di abbandonare la loro patria. Quindi, dai porti di Ragusa, Scutari e Durazzo lasciarono la loro terra su navi veneziane, napoletane e albanesi, ma anche utilizzando barche di fortuna, e approdarono nel regno di Napoli.


la piazza del mercato

I primi gruppi di immigrati albanesi arrivarono in Calabria intorno 1470; fu in questo periodo che, i padri Riformatori di San Lorenzo del Vallo accolsero numerose famiglie che successivamente si sarebbero trasferite a Spezzano Albanese.


un particolare del centro storico

Tra il 1470 e il 1479 venticinque famiglie albanesi si stabilirono nei pressi di “Pozzo” (arb. Pusi) e “Colombro” (arb. Kullumbri), mentre nello stesso periodo altre si stabilirono nel vicino insediamento abbandonato di “Casale de Sanctu Laurenctu” (oggi San Lorenzo del Vallo) il quale faceva parte della Contea di Tarsìa, feudo della famiglia Sanseverino di Bisignano.

È molto probabile che, tra il 1479 e il 1529, gli albanesi, per  celebrare le proprie funzioni secondo il rito greco-bizantino, edificarono una chiesa intitolata a San Nicola.

Nel 1541, il “Casale de Sanctu Laurenctu” venne smembrato dalla contea di Tarsìa e dato in feudo alla famiglia spagnola Alarcón y de Mendoza, marchesi di Rende. 

Secondo una conta dei fuochi del 1543, al “Casale de Sanctu Laurenctu” risultavano 71 fuochi albanesi, pari a 258 abitanti; mentre nella stessa conta Spezzano Albanese non veniva nominato.


il monumento ai caduti

Dopo varie vicende, intorno al 1570, tutti gli albanesi (tranne tre famiglie) del “Casale de Sanctu Laurenctu”, non sopportando più l'imposizione delle tasse del feudatario Ferdinando Alarcón y de Mendoza, si rivolsero al nuovo feudatario di Tarsìa, Giuseppe Vespasiano Spinelli, il quale aveva acquistato il feudo di Tarsìa, comprendente i casali di Terranova e di Spezzano, da Pietrantonio Abenante, “valoroso e brillante uomo d'armi”.

Da Giuseppe Vespasiano Spinelli gli albanesi ottennero il permesso di insediarsi nell'abbandonato “casale delle Grazie”, situato nei pressi dell'attuale santuario dedicato alla Madonna delle Grazie a Spezzano Albanese. È da quel momento che inizia la storia di Spezzano Albanese (chiamato in passato Spezzano o Spezzanello di Tarsìa) nella Contea di Tarsìa, che gli albanesi chiamarono “Spixana”.

Secondo la tradizione gli albanesi del “casale delle Grazie” vivevano “[...] riparati in pagliai e in tende, senza viveri e indumenti, ignorati dal feudatario, avversati dalle popolazioni vicine, quei profughi vissero per annni di privazione, di sofferenze indicibili, di lacrime. Le sorreggeva la fede nella madonna e la spefanza del ritorno in padria, perché avevano fiducia nell'opera dei Pontefici che si prodigavano ancora per allontanare dalla Balcania il Turco invasore. Ma col passare degli anni le speranze del ritorno si affievolirono. [...]

Il 31 ottobre del 1572, gli albanesi ottenero le “Capitolazioni” con le quali Giuseppe Vespasiano Spinelli consentiva loro di lavorare le sue terre e di usare la sua acqua.


una via del centro storico

Nel 1607 gli abitanti del “casale delle Grazie”, forse per motivi igienico-sanitari, si spostarono risalendo la collina verso l'attuale chiesa dei Santi Pietro e Paolo, nell'attuale centro storico di Spezzano Albanese; nello stesso anno venne consacrata la nuova chiesa parrocchiale, intitolata ai Santi Pietro e Paolo.

La famiglia Spinelli ha mantenuto il principato di Tarsìa con Terranova e Spezzano fino all'eversione della feudalità nel 1806. Nel 1799 il generale francese Jean Étienne Championnet ne fece un Comune nel Cantone di Acri. Nel 1807 i francesi, con legge del 19 gennaio, lo elevarono a capo delle Università di Roggiano, Tarsia, Terranova e San Lorenzo. Nel 1811 diveniva capoluogo di Circondario aggiungendo al nome Spezzano il suffisso “Albanese”.

La strada Napoli-Reggio Calabria, nota come Strada Consolare delle Calabrie (ex SS 19; oggi SP 241), iniziata sotto il governo di Murat (1808) e terminata nel 1828, apportò benefici a molti paesi e centri fino a quel momento isolati, come quello di Spezzano Albanese. Questo ha favorito a Spezzano Albanese un aumento costante della popolazione, con immigrazione da parte di famiglie non arbëreshe, che hanno messo in serio rischio la condizione culturale e linguistica di Spezzano Albanese, favorendo la rinascita delle passate problematiche etniche tra calabresi e albanesi. Già in passato si era perso il rito latino e oggi anche la lingua e la cultura albanese rischia seriamente di perdersi, specialmente tra le nuove generazioni, pur essendo molto vive attività e associazioni culturali arbëresh locali.

I cognomi più diffusi sono: Barbati, Bellusci, Bomentre, Bruno, Camodeca, Candreva, Cucci, Diodati, Dorsa, Galizia, Gullo, Iannuzzi, Luci, Montone, Mortati, Nociti, Pesce, Pugliese, Vattimo.

La mutazione del rito

Intono al 1600 gli albanesi avevano un clero poco istruito che non riusciva a esercitare un'azione determinante sulle popolazioni per la scarsa formazione religiosa e la poca cura del rito greco-bizantino. Una parte della comunità spezzanese è influenzata dai nuovi feudatari, i Spinelli di Tarsìa, e spingono per il cambiamento del rito.

Nel 1662 venne presentata una petizione di 40 cittadini di “Spezzano, luogo degli Albanesi, nel Regno di Napoli, di passare dal Rito Greco, con il quale son sempre vissuti fin'hora, al rito latino [...], supplicando la Sede Apostolica delle necessarie spedizioni.” Ma la petizione non venne accolta e il 27 aprile del 1663 ritornarano alla carica riscrivendo alla Sede Apostolica "di voler fare il rito latino [...] per esser loro incapaci di sostenere quel rito Greco, et per non aver ancora preti sufficienti”. Ma anche questa supplica non venne accolta.

Nel 1668, con “l'approvazione della Santità di Nostro Signore [...]” gli albanesi di Spizano persero definitivamente il rito greco-bizantino, con il quale, due secoli prima erano giunti al “Casale delle Grazie”. Tale avvenimento è ricordato soprattutto per la tirannia di Giovanni Vincenzo II Spinelli, Principe di Tarsìa, il quale fece incarcerare nel castello di Terranova il papas Nicola Basta di Spezzano Albanese, che si è opposto alla latinizzazione del suo paese; durante la prigionia, 31 agosto del 1666 il papas morì di stenti. Di lì a poco Spezzano Albanese perse definitivamente il rito greco-bizantino a favore di quello latino. Il nuovo arciprete, Vincenzo Mangiacavallo, il 4 marzo 1668 celebrò la prima messa secondo il rito latino.

Nel 1919, in occasione dell'istituzione dell'Eparchia di Lungro, agli spezzanesi venne chiesto se avessero voluto ritornare al primitivo rito, cioé a quello greco-bizantino. L'arciprete del tempo, Ferdinando Guaglionone, ritenendo di interpretare la volontà della comunità fece in modo che il paese continuasse nel rito latino.

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