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Nota i testi che seguono sono pubblicati sul sito del Comune di Vaccarizzo Albanese, a cura di Bina Martino e Silvia Tocci:
http://vaccarizzoalbanese.asmenet.it

Vaccarizzo Albanese (in lingua arbëreshe: Vakarici) è un comune di 1 098 abitanti (al 30 novembre 2018) della provincia di Cosenza in Calabria.

Originariamente era denominato “Baccharizzo in Acri”, il paese si trova a 448 m s.l.m. sul versante settentrionale della Sila Greca, alle pendici della Serra Crista d’Acri (1125 m). confina con i comuni di Acri, San Cosmo Albanese e San Giorgio Albanese.

La storia di Vaccarizzo Albanese

Vaccarizzo Albanese fu fondato intorno al 1470, dopo la morte dell’eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Scanderbeg (1468) e l’avanzata turca ottomana nella penisola balcanica, da gruppi di profughi che si stanziarono sulle colline della Pre-Sila greca, fondando tra gli altri anche i casali di San Demetrio Corone, Macchia Albanese, San Giorgio Albanese, San Cosmo Albanese, Santa Sofia d’Epiro e Spezzano Albanese.

Nel XVI secolo il luogo in cui è situato oggi il paese faceva parte del feudo dei Principi Sanseverino. Nel XVII secolo il feudo passò nelle mani del Duca di Corigliano e si estendeva dal Cino al Crati, dalle colline sopra Vaccarizzo e San Giorgio fino al Mar Ionio.

Il primo insediamento avvenne nel luogo ove oggi sono situati i ruderi dell’antica Cappella di San Nicola risalente al XIII secolo e poi nel luogo oggi detto “Chiesa Nuova”; qui, insieme agli abitanti di San Cosmo Albanese, formarono un unico villaggio. Nel 1509 i due gruppi si separarono dando origine ai casali di Vaccarizzo e di San Cosmo Albanese. L’attuale sede sorse attorno alla Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli (Shën Mëria e Menxasporisë), costruita nel 1669, così come le prime case in muratura.

Dopo essere vissuti per tanto tempo in capanne di frasche che spesso avevano dato alle fiamme per non essere censiti dai numeratori fiscali, i profughi decisero di stabilirsi definitivamente nel luogo dove sorge Vaccarizzo.

I rigori della feudalità si instaurarono, dunque, a Vaccarizzo da tre diverse Signorie: la Signoria dei Principi Sanseverino di Bisignano, la Signoria della Badia di Sant’Adriano, ed infine la Signoria dei Saluzzo-Doria di Corigliano Calabro, sotto la cui giurisdizione a Vaccarizzo toccò passare l’ultimo prolungato periodo di soggezione, fino alla nascita del Comune con l’eversione della feudalità tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo.

Nel 1863 al nome “Vaccarizzo” fu aggiunta la specificazione “Albanese”, in ricordo delle sue origini. Ancora oggi la gente del posto parla l’antica lingua dei padri e conserva gli usi e costumi del paese d’origine. Nonostante siano state edificate due chiese, una di rito bizantino e l’altra di rito latino, entrambe intitolate a Santa Maria di Costantinopoli, il rito bizantino è riuscito ad imporsi. I cognomi di origine albanese più diffusi sono: Braiotta, Bua, Curci, Elmo, Godino, Marzullo, Pomello, Scura, Sposato, Tocci, Vita.

Monumenti e luoghi d’interesse

La Chiesa parrocchiale di Santa Maria di Costantinopoli

La chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, edificata nel XVII secolo, ha pianta a croce greca, originariamente tre navate con colonne a base circolare e tre porte. Oggi ha un’unica navata, ai lati della quale sono ancora visibili le due file di colonne ed un unica porta. Tale adattamento fu realizzato in seguito al restauro del 1882 per conto del sacerdote Achille Scura.


l'altare della Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli

Al suo interno custodisce l’altare a forma quadrata sormontato da un ciborio coperto da una cupola, il tabernacolo e la Fonte Battesimale, realizzati in legno da maestri artigiani Valdostani nel 1950, inoltre, alcune belle icone abbelliscono e valorizzano la Chiesa.

In alto sul muro ove è situata la Fonte Battesimale si può ammirare un affresco raffigurante lo Spirito Santo. Il catino dell’abside, con una affresco della Madonna di Costantinopoli, patrona del paese, fu realizzato nel 1954 dal maestro Altomare.

Recentemente, anche il soffitto a cassettoni è stato restaurato nonché abbellito da un’icona del Cristo Pantokrator realizzata dal maestro Josif Droboniku.

La Chiesa della Madonna del Rosario

La Chiesa della Madonna del Rosario anche questa risalente al XVII secolo. Attigua e comunicante con la Chiesa parrocchiale di Santa Maria di Costantinopoli, questa piccola Chiesa dedicata alla Vergine del Rosario ha un portale in pietra locale finemente lavorata con al centro un bassorilievo della Vergine stessa che ne decora l’ingresso.


a sinistra: la Chiesa parrocchiale di Santa Maria di Costantinopoli
a destra: La Chiesa della Madonna del Rosario

La chiesa, oggi in disuso, conserva un’unica navata con paliotto murario abbellito da stucchi e bassorilievi che incorniciano un dipinto raffigurante la Vergine del Rosario. Le pareti erano, un tempo, arricchite da un sontuoso coro ligneo, sormontato da una cornice in pietra lavorata, di cui si possono, ancora, ammirare i resti degli stalli e dello schienale. Notevoli, anche, i busti lignei e le statue di scuola napoletana, in essa custoditi, risalenti al XVII secolo.

Il Palazzo Cumano

Palazzo Cumano fu costruito nel 1764 da Salvatore Cumano come sua residenza. Dato alle fiamme dalle orde del Cardinale Ruffo nell’anno 1799, il palazzo, fu ricostruito nel 1855 dai suoi nipoti, Alessandro e Domenico Cumano, come ricorda la lapide in marmo apposta al suo ingresso.

Nel 1908 una parte di Palazzo Cumano venne acquistata dall’Amministrazione Comunale dell’epoca e fu sede municipale fino al 1985. Sulla facciata principale di questo palazzo vi è la lapide commemorativa di Pasquale Scura, apposta nel 1911 in occasione del cinquantenario dell’ unificazione del Regno d’Italia.

Il Museo del Costume e degli Ori Arbëreshë

Nel Palazzo Cumano ha oggi sede il Museo del Costume e degli Ori Arbëreshë, istituito dall’Amministrazione Comunale di Vaccarizzo Albanese e da Papàs Giuseppe Faraco, nel 1984.


alcuni gioielli esposti al Museo del Costume e degli Ori Arbëreshë

Il palazzo ospita, nelle ampie sale ristrutturate, l’esposizione permanente degli splendidi costumi di gala, di mezza gala e giornalieri, di numerose comunità Arbëreshe. Oltre al costume di Vaccarizzo si possono, infatti, ammirare quello di Frascineto, Farneta, San Demetrio Corone, Piana degli Albanesi, Santa Sofia d’Epiro e Spezzano Albanese.

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