Andali (arb.: Andalli) è un comune della provincia di Catanzaro in Calabria e fa parte della Comunità Montana della Presila Catanzarese.

La storia

Andali faceva parte del feudo di Belcastro, la cui storia, almeno quella iniziale è priva di fonti certe e oggettive. Con l’avvento della dinastia normanna nel 1065, il feudo di Belcastro fu innalzato a contea e affidato alla famiglia normanna dei Faloch, italianizzato Fallucca.

La famiglia Fallucca detenne la contea fino al 1277, quando passò ai De Acquino che la detennero fino al 1373; la contea passò quindi ai Sanctosaverino (Sanserverino) che la mantennero fino al 1401, quando venne confiscata per fellonia a Ludovico Sanseverino. Il 2 gennaio del 1402, la contea di Belcastro fu venduta dalla Corte per 12.000 ducati a Pietro Paolo de Andreis, alias Peretto de Andreis, Regio Consigliere di re Ladislao I e Maresciallo del Regno. Dopo la morte di Ladislao I di Napoli nel 1414, Pietro Paolo de Andreis parteggiò per il conte francese Giacomo di Borbone-La Marche contro la regina Giovanna II d'Angiò-Durazzo (sorella di Ladislao I). Nel mese di novembre del 1417, il condottiero e capitano di ventura italiano, Antonuccio dei Camponeschi di Aquila, fu mandato in Calabria a reprimere le rivolte scatenate dal Borbone-La Marche: occupò Catanzaro, Cosenza e Crotone. Nell’estate 1417 le truppe di Antonuccio dei Camponeschi di Aquila devastavano le proprietà di Pietro Paolo da Viterbo, marchese di Crotone e conte di Belcastro.

Non si hanno più notizie di Andali fino al 1440 quando troviamo come feudatario Nicola Ruffo di Calabria, la cui figlia Enrichetta, nel 1439, sposò il viceré di Calabria, Antonio Centelles, portando in dote la contea di Belcastro. Nel 1444, tutti i feudi della coppia furono confiscati per il tradimento del Centelles nei confronti del re Alfonso il Magnanimo. Nel 1470, la contea di Belcastro fu venduta a Ferrante de Guevara che lo tenne fino al 1481. Nel 1482, la contea passò a Federico d’Aragona, figlio naturale di re Ferdinando e nel 1487 passò a Giovan Giacomo Trivulzio fino al 1497 quando gli venne tolto il feudo perché parteggiò per Carlo VIII di Francia. Nel 1500, il feudo venne concesso ai d’Avalos e nel 1541 Alfonso D’Avalos alienava il feudo a Ferrante d’Aragona duca di Montalto.

Al momento dell’insediamento albanese, Andali aveva il nome di “Villa Aragona” perché apparteneva agli Aragona, Duchi di Montalto. Secondo Domenico Zangari, a insediarsi a Villa Aragona furono dei coloni albanesi di Vaccarizzo in Montalto o più probabilmente di Zagarise. Visto che nelle tassazioni precedenti al 1553 non si accenna al casale di “Villa Aragona”, possiamo presumere che quest’ultima sia stata fondata da Antonio d’Aragona Cardona, duca di Montalto dal 1553 al 1574 e che spetta proprio al Duca il nome che inizialmente fu dato al casale.

Le prime notizie sul casale di “Villa Aragona” le troviamo nel “Conto del Regio Thesoriero di Calabria Ultra dell’anno 1579-1580” dove il casale è citato come “Vill’Aragonie di la Cerda”.

All’inizio del Seicento vi era solo un sacerdote per celebrare la messa ed amministrare i sacramenti e gli abitanti continuavano a praticare il rito greco-bizantino. Sembra tuttavia che nonostante il Vescovo di Belcastro continuasse ad affermare che gli abitanti seguissero il rito latino, in verità il rito greco era ancora presente. Il Vescovo Antonio Ricciulli (1626-1629) così si espresse: “In pago Andali nuncupato per Parrochum perpetuum graeco ritu ministrantem. In pago vero Sancti Angeli per parrochum similiter perpetuum Latino ritu servientem”. Ma il Vescovo, quasi sempre lontano dalla sua diocesi, cercò di non evidenziare e di nascondere la presenza di elementi del rito greco-bizantino nel Casale. Ma, nella sua relazione del 28 luglio 1692, il vescovo Giovanni Emblaviti, oltre a segnalare che nel casale vivevano 466 Albanesi, informava che questi oramai praticavano il rito latino. A quel tempo la chiesa del casale era fornita di ogni cosa necessaria e poteva contare sulle elemosine degli abitanti tra le quali una dote di 120 capre.

Col passare del tempo Andali, che continuava a far parte della Contea di Belcastro, passò in possesso di diverse famiglie nobili dell'epoca, quali i Sersale (1557-1673), i Caracciolo di Forino (1673-1714) e infine i Poerio (1714-1799).

Intanto Andali era diventato un centro abbastanza importante, visto che inglobava nel suo territorio sia Cerva che Botricello, ma quando questi due territori divennero Comune a se e, soprattutto, quando la popolazione cominciò ad emigrare, il paese cominciò un lento declino, tanto che oggi gli abitanti si attestano a circa 700 persone.

La Chiesa Parrocchiale di Maria Santissima Annunziata

La Chiesa Parrocchiale di Maria Santissima Annunziata, la cui edificazione risale al 1728 da parte dell’Arciprete Don Giovanni Antonio Fragale. Una lapide marmorea esistente all’interno della Chiesa, è il curriculum storico di una chiesa che era all’origine una cappella gentilizia fatta costruire da Pietro Fragale con l’intento di collocarvi la sepoltura della famiglia che signoreggiava nel paese.

Distrutta dal terremoto del 1783, venne riedificata nel 1788 ancora per munificenza della famiglia Fragale. Sotto la giurisdizione della Diocesi di Belcastro fino agli inizi dei 1818, nello stesso anno, in forza del Concordato Napoleonico, venne soppressa e aggregata alla Chiesa Metropolitana di Santa Severina.

Bibliografia

C. Lo Re, Una storia sommersa nei meandri del tempo, Andali Calabria Letteraria Editrice, Soveria Mannelli (CZ), 1996

M. Pellicano Castagna, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria (vol. I), Edizioni Frama Sud, Chiaravalle Centrale (CZ), 1984

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