Rendered Image

Contessa Entellina (in lingua arbëreshe: Kundisa) è un comune di 1.742 abitanti (al 31 gennaio 2019) della città metropolitana di Palermo in Sicilia. Distante 80 km dal capoluogo, è posta nella Valle del Belice, alle falde settentrionali del monte Genuardo, e si adagia sul declivio delle colline Brinjat a 571 m s.l.m.

Confina con i comuni della provincia di Palermo di Bisacquino e Campofiorito; con i comuni della provincia di Trapani di Poggioreale e Salaparuta; con i comuni della provincia di Agrigento di Sambuca di Sicilia e Santa Margherita di Belice.

La storia di Contessa Entellina

Il medievale casale della Contessa, che prendeva il nome dalla Contessa Eleonora d’Aragona, faceva parte della estesa Contea di Calatafimi, insieme al castello di Calatamauro, alla terra di Giuliana, agli altri casali di Comichio e di Adragna ed al fortilizio di Sambuca.

Nel 1392 la Contea di Calatafimi passò a Nicolò Peralta d’Aragona, figlio di Guglielmo Peralta e della Contessa Eleonora d’Aragona. Il documento con cui avveniva il trasferimento della proprietà a Nicolò Peralta così descriveva la Contea: «scilicet terram et castrimi Calatafimi, terroni Iuliane, casale Adragne, castrum Sambuce, castrum Calatamauri, casale Contisse, casale Cornicili de pertinentiis et districtu comitatus ipius».

Nel 1394 il Conte Nicolò Peralta d’Aragona fu arrestato per fellonia e la Contea di Calatafimi fu confiscata e incamerata dal demanio. Ma, nel 1397 Nicolò, ottenne il perdono; divenne conestabile e maestro giustiziere e gli venne confermata, tra le altre, la Contea di Calatafimi.

Nell’ottobre del 1398 il Conte Nicolò Peralta d’Aragona morì. Di conseguenza il Re Martino il Giovane riconobbe che la Contea Calatafimi ritornava alla Contessa Eleonora d’Aragona in quanto questa l’aveva ricevuta in dote al momento del suo matrimonio con Guglielmo Peralta.

Nel 1405 la Contessa Eleonora d’Aragona adottò Raimondetto, figlio naturale di Nicolò Peralta d’Aragona al quale andò in eredità la Contea di Calatamauro ed il casale di Contessa.

A Raimondetto subentrò la figlia Caterina, che andò in sposa ad Alfonso I Cardona, conte di Reggio e di Chiusa. L’eredità passò, quindi, nel 1453 al loro figlio Antonino il quale moriva nel novembre del 1517.

Subentrava quindi suo figlio Alfonso II Cardona, sotto il quale i greco-albanesi giunsero ai casali di Contessa e Serradamo. L’atto di affitto dei due casali ai greco-albanesi porta la data del 14 dicembre 1517. Esattamente tre anni dopo, il 2 dicembre 1520, vennero concordate le capitolazioni.

I greco-albanesi che firmarono le capitolazioni provenivano tutti dal Peloponneso; essi erano Palumbo de Ermi, Paolo Zamanda, Luca Carnesi, Teodoro Schirò, Francesco Lisesa, Paolo Cavalcanti e Giovanni Zimanda.

Al momento della firma si era in attesa della “licentia populandi” del Re, visto che il casale di Contessa era in assoluto abbandono. In realtà, le capitolazioni non si rivolgevano ai soli greco-albanesi, ma «a tutti li habitatori dello casale della Contessa presenti e futuri».

Nel 1521, con l’arrivo di altre cento famiglie dall’isola di Andros, la popolazione del casale di Contessa prese una certa sua consistenza. Riguardo ai latini, a Contessa se ne poterono incontrare già nel 1527 e 20 anni dopo in alcuni documenti si distinguevano bene fra «graecus de casali Comitisse» e «latinus de casali Comitisse».

Nel censimento del 1570 al casale di Contessa si contarono 875 anime; in quello del 1583 c’erano 676 abitanti e, con il censimento del 1593 si poté osservare che la popolazione era metà greca e metà latina.

Nel 1875 al nome di Contessa si aggiunse il secondo nome di Entellina, con riferimento ad Entella, antica città degli Elimi, distrutta da Federico II nel 1224, le cui rovine si trovano nei pressi del centro abitato.

Dopo il terremoto del 1968, iniziò un forte flusso migratorio, che portò al parziale spopolamento del centro storico. Inoltre l’antica lingua dei padri viene praticata sempre meno dalle nuove generazioni, comportando una progressiva perdita delle radici originarie della comunità. Di contro è presente nella popolazione più anziana una lotta etnico-culturale per il mantenimento della lingua, del rito religioso e degli usi e costumi portati in Sicilia dai loro antenati.

I cognomi di origine greco-albanese più diffusi sono: “Clesi”, “Cuccia”, “Lala” e “Schirò”. Da considerare anche i “Tardo” che, pur non essendo di origine greco-albanese, si sono perfettamente integrati nella realtà arbëreshe e hanno dato alla comunità personaggi importanti, come padre Lorenzo Tardo, Jeromonaco della Badia Greca di Grottaferrata e compositore di musica bizantina di fama mondiale. 

Ultimo Aggiornamento: