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Palazzo Adriano (in lingua arbëreshe: Pallaci) è un comune italiano di 1979 abitanti (al gennaio 2018) della città metropolitana di Palermo in Sicilia.

Il paese è ubicato a 695 m s.l.m. alle pendici del cozzo Braduscia, su un altopiano alle falde del Monte delle Rose facente parte della catena dei Monti Sicani, nell’entroterra di Palermo. Il territorio di Palazzo Adriano confina con i comuni di Bivona (AG), Burgio (AG), Castronovo di Sicilia, Chiusa Sclafani, Corleone, Lucca Sicula (AG), Prizzi ed è attraversato in gran parte dal fiume Sosio.

La caratteristica principale di Palazzo Adriano consiste nel fatto che in esso convivono due diversi gruppi etnici: i latini e gli albanesi. Dal punto di vista religioso i latini seguono il rito romano e gli albanesi quello bizantino. Ambedue i gruppi sono molto attaccati ai propri riti e conservano gelosamente i loro usi, costumi e tradizioni.

Storia di Palazzo Adriano

I primi dati sull’esistenza di un “casale Arianum” si hanno fin dal 1060 quando Gerlando, vescovo di Agrigento fondò le prime 14 prebende canonicali della mensa arcivescovile di Agrigento, con le decime dovute da alcuni borghi e luoghi abitati delle diocesi, tra cui sono riportati Prizzi e il suddetto “casale Arianum”.


Lapide commemorativa degli albanesi 
fondatori di Palazzo Adriano nell'agosto del 1482

A partire dal 1282 e fino al 1787 casale passò sotto l’amministrazione del monastero di Santa Maria di Fossanova, poi la Real Corte di Ferdinando IV di Napoli incamerò tutte le terre del monastero, affidandone l’amministrazione alla Reale Commenda della Magione di Palermo.

Una pagina importante nella storia di Palazzo Adriano è stata scritta a partire dal 1481, quando un gruppo albanesi si insediò nella zona ormai disabitata ripopolandola. Con la caduta delle ultime resistenze albanesi capeggiate da Giorgio Castriota Scanderbeg, numerosi albanesi avevano dovuto abbandonare l’Albania per fuggire all’avanzata devastante turca, raggiungendo la Sicilia insediandosi in diversi casali abbandonati o spopolati.

Nella sesta edizione (1989) della Guida d’Italia riguardante la Sicilia, edita dal Touring Club Italiano, riguardo alla storia di Palazzo Adriano così possiamo leggere: «Il centro urbano attuale venne edificato nella seconda metà del sec. XV da una colonia di profughi greco-albanesi; nell’anno 1482 (n.d.r.: 31 agosto) Giovanni Villaraut, signore della terra di Prizzi ed enfiteuta del monastero di Fossanova per il casale e il castello di Palazzo Adriano, comunica i capitoli di fondazione a Giorgio Bonacasa rappresentante della colonia. Nel 1523 il paese viene ceduto in affitto dal commendatario di Fossanova Cardinale Emilio Orsino ai fratelli Obizio e Attilio Opezinga, pisani, che nel 1527 ottengono il mero e misto impero. Dal 1714 al 1786 l’enfiteusi passa al marchese Adriano Notarbartolo; successivamente viene rivendicata al regio demanio e aggregata alla commenda della Magione. Nel 1845 il paese passa dalla giurisdizione ecclesiastica di Agrigento a quella di Monreale e, infine, dal 1960, dipende dalla diocesi di Piana degli Albanesi».

Riguardo all’arrivo degli albanesi a Palazzo Adriano, Filadelfo Mugnos (Lentini, 1607 - Palermo, 28 maggio 1675) nel suo “Teatro genologico delle famiglie nobili, titolate, feudatarie ed antiche del fedelissimo regno di Sicilia viventi ed estinte” al libro VI scrive così: «Dopo la morte dello invitto Duce ed eccellente Capitano Giorgio Castriota i nobili Albanesi non potendo soffrire la tirannica servitù dei barbari, come sopra ho detto, se ne vennero in Sicilia con quelle comodità pecuniarie che poterono loro portare; si fermarono con licenza regia parte nella Piana parte nel Palagio Adriano così chiamato da una più potente delle tredici famiglie che ivi fermarono chiamata Adriano, e parte in altri luoghi della Sicilia, e per sostento della loro vita s’impiegarono chi all’agricoltura e chi alla milizia in servizio del re cattolico».


costumi tradizionali di Palazzo Adriano

Mentre Raffaele Patitucci d’Alfiera Patitaro, nel suo “Casati Albanesi in Calabria e Sicilia” così scrive: «Il nuovo Sultano appesantì la sua repressione sull’Albania, così che la disperazione degli albanesi aumentò e moltissime famiglie o divennero musulmane o precipitosamente emigrarono. (1481-1492) Perciocché rotta la guerra tra la Repubblica e la Turchia, il Sultano Bajazzet II fece appesantire la sferza sulla bassa Albania, ed allora moltissime famiglie o divennero musulmane o precipitosamente emigrarono. Tredici delle più agiate si radunarono a Scutari, solcando il Drino scesero in Alessio e là imbarcati si rivolsero nella Sicilia. Non passò e la famiglia Adriano edificò nella Provincia di Palermo un palazzo, mano mano intorno ad esso uno aggregato, e quindi un paese col nome di Palazzo Adriano (1481). Alcune si fermarono sul monte detto la Pizzuta, ottennero da Ferdinando il cattolico i campi di Marco e Apudingli appartenenti al Cardinale Borgia posti alle falde del monte stesso (1488) e quivi un altro paese vi sorse denominato Piana dei Greci per distinguerlo da quelli di rito latino; e così poi vennero fuori gli altri Bronto, Mozzoiuso, Sant’Angelo, San Michele».


Fontana di piazza Umberto I  costruita nel 1608

Attraverso i secoli gli arbëreshë mantennero intatta la loro cultura, continuarono a parlare la lingua madre e mantennero il rito bizantino, fin quando, dal XIX secolo, non entrarono nel paese famiglie provenienti dai territori vicini, dando vita ad una comunità in cui oggi coesistono pacificamente famiglie di rito latino e famiglie di rito bizantino, entrambe seguaci del cattolicesimo.

Entrambi i gruppi conservano i propri usi, costumi e tradizioni, ed il loro attaccamento al proprio rito talvolta sfocia in controversie e rivendicazioni su fatti storici e culturali che coinvolsero buona parte del paese: l’acredine che più oppose i due gruppi è quella dovuta alle varie ipotesi riguardanti le origini di Palazzo Adriano.


i monti di Palazzo Adriano e la Valle del Sosio

Con il tempo la lingua madre e la cultura originaria degli arbëreshë è andata irrimediabilmente persa, ma si è mantenuto il rito bizantino degli avi. Questo oggi è l’unico elemento che rappresenta l’origine, l’identità degli antichi abitanti, e continua a preservare la memoria storica.

I cognomi di origine albanese più diffusi sono: Alessi, Barbata, Barcia, Cuccia, Francaviglia, Gagliano, Granà, Grisafi, Longo, Marino, Masaracchia, Raggio, Russo, Sabella, Schirò, Sciurba, Sulli.

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