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Santa Cristina Gela (in lingua arbëreshe: Sëndahstina) è un comune di 993 abitanti (al 30 aprile 2019) della provincia di Palermo da cui dista 25 km circa; il paese sorge a m.670 s.l.m. sopra un colle da cui domina il vallone di Malanoce.

Santa Cristina Gela confina con i comuni di Altofonte, Belmonte Mezzagno, Marineo, Monreale e Piana degli Albanesi, tutti in provincia di Palermo.

La storia di Santa Cristina Gela

Il 31 maggio del 1691, Monsignor Ferdinando Bazan y Manriquez, Arcivescovo di Palermo, concesse a 82 albanesi di Piana degli Albanesi il feudo di Santa Cristina pervenuto nel 1095 alla Chiesa metropolitana di Palermo per donazione del Conte Ruggiero di Sicilia.

La concessione agli 82 agricoltori non avvenne tramite dei “Capitoli”, bensì sottoforma di enfiteusi diretta con la quale veniva anche prevista la “licentia populandi” secondo la quale nel feudo di Santa Cristina gli albanesi potevano costruirvi le loro dimore, mentre era loro proibito fabbricare fondachi, taverne e molini.

Nel 1747 Monsignor Domenico Rosso, Arcivescovo di Palermo, concesse in enfiteusi perpetua ai Naselli, Principi di Sant’Elia e Duchi di Gela, il feudo di Santa Cristina, assieme all’Erranteria del Salice e di Pianetto. Qui i Naselli vi esercitarono la signoria baronale sino all’abolizione del sistema feudale in Sicilia (1812) .

L’atto di concessione enfiteutica ai Naselli, per le particolari clausole in esso contenute, costituiva “licenzia populandi” alla quale seguirono i “bandi di popolazione” cui risposero gli abitanti delle vicine località di Altofonte e Piana degli Albanesi. Ne risultò una comunità multietnica dove prevalsero gli albanesi.

Dopo l’abolizione nel 1812 del sistema feudale in Sicilia, nel 1818, con Legge Organica del Regno delle Due Sicilie estesa ai domini borbonici “ultra Farum”, al feudo di Santa Cristina si aggiunse il feudo di Turdiepi, quello della Massariotta e parte di quello delle Scanzano. Capoluogo del feudo così composto divenne l’antico villaggio costruito nel feudo di Santa Cristina che prese, anch’esso, il nome di Santa Cristina.

Fino al 1840 circa, come risulta dai registri parrocchiali, nella comunità si svolgevano all’interno dell’unica chiesa parrocchiale due riti: infatti anche se la maggior parte dei fedeli di Santa Cristina seguiva il rito bizantino, quei pochi fedeli che seguivano il rito latino erano assistiti da un cappellano che si recava saltuariamente in paese, servendosi della stessa chiesa parrocchiale.

Accadde però, sempre intorno al 1840, che l’arciprete Papàs Gaetano Arcoleo passò al rito latino e con lui tutti i fedeli di Santa Cristina. Questo determinò la nascita di un movimento politico per ottenere l’autonomia amministrativa dal Comune di Piana degli Albanesi, di cui Santa Cristina ne era frazione, e che si protrassero fino alla fine del XIX secolo, quando Santa Cristina divenne Comune autonomo.

Nel 1864, al fine di evitare le molte omonimie riscontrate nel territorio del neonato Regno d’Italia (1861), si decise di aggiungere al nome di Santa Cristina il determinante Gela, tratto dal nome dell’omonimo fiume. Santa Cristina Gela contava già 650 abitanti nel 1798; 729 abitanti nel 1831, mentre nel 1931 gli abitanti erano 1062.

Oggi la comunità albanese, che pure ha abbandonato il rito bizantino, dipende dall’Eparchia di Piana degli Albanesi, mentre gli usi e costumi della tradizione albanese si sono mescolati con quelli siciliani. I cognomi di origine albanese più diffusi sono: Barbata, Bruscia, Cusimano, Di Maggio, Matranga, Traina.

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