Casalvecchio di Puglia (in lingua arbëreshe: Kazallveqi) in provincia di Foggia dalla quale dista 44 chilometri e si trova tra i vicini comuni di Casalnuovo Monterotaro e Castelnuovo della Daunia.

Casalvecchio di Puglia, insieme a Chieuti e agli insediamenti albanesi del Molise, in tempi passati apparteneva alla Capitanata che corrispondeva, all’incirca, all’antica Daunia e all’odierna provincia di Foggia. Comprende la parte settentrionale della regione Puglia, con il Tavoliere delle Puglie, il Gargano e il Subappennino Dauno.


panorama di Casalvecchio di Puglia; sullo sfondo Castelnuovo della Daunia

Della storia di Casalvecchio non si hanno notizie nel 1300 e nella prima metà del 1400. L'epoca precisa della fondazione di “Casale” (primitiva denominazione di Casalvecchio di Puglia), nelle vicinanze delle attuali terme di Castelnuovo della Daunia, su una collina chiamata ancora oggi dagli anziani “Toppo degli Albanesi”, storicamente, non può essere determinata in quanto il “Casale” costituiva “unum corpus” con Castelluccio degli Schiavi (oggi Castelnuovo della Daunia).

Nel 1460 Giorgio Castriota Scanderbeg inviò, sotto il comando di suo nipote Ivan Strez Balsic, un corpo di spedizione di circa 500 soldati affinchè aiutassero il Re spagnolo di Napoli, Ferdinando I d'Aragona, nella lotta contro Giovanni d'Angiò. Il 31 ottobre del 1460 Ivan Strez Balsic sgominò le truppe partigiane di Giovanni d'Angiò guidate da Piccinino.

Quando la situazione divenne critica, Scanderbeg, il 17 aprile 1461, concluse con gli ottomani un armistizio di tre anni e, il 25 agosto 1461, raggiunse la Puglia con un contingente di 1.000 cavalieri e 2.000 fanti. Poi, il 18 agosto del 1462, Scanderbeg sconfisse definitavamente i sostenitori di Renato di Valois-Angiò nella battaglia di Orsara (Terrastrutta, località vicino a Greci, oggi in Campania).


una via cittadina di Casalvecchi di Puglia

Molti dei suoi soldati rimasero nell'odierna Molise, altri soldati si stabilirono in diverse località della Puglia, tra le quali Castelluccio degli Schiavi (oggi Castelnuovo della Daunia) dove, come vuole la tradizione, restarono una trentina di soldati. A partire dalla seconda metà del XV secolo si ha notizia di 60 famiglie albanesi.

Nel 1549, in seguito a un decreto di Pedro Toledo, viceré di Napoli, vennero incendiati quei casali albanesi che erano costituiti da pagliari e non erano fortificati. Nel 1550 toccò a “Casale”. La popolazione superstite si rifugiò all'interno delle mura di Castelluccio degli Schiavi (oggi Castelnuovo della Daunia) per convivere insieme ai “latini”, dove, sin dall'inizio, la coabitazione non si dimostrò facile.

A Castelluccio degli Schiavi dimorarono appena da qualche anno, quando venne loro richiesto il pagamento sia delle gabelle che il focatico. Visto che nel loro ex-casale non avevano mai pagato neppure il tributo feudale verso il Regio Demanio, si rifiutarono ed iniziarono vie legali.

A questo punto intervenne il viceré di Napoli, il quale, con la cooperazione del feudatario del tempo, Gianfrancesco Di Sangro, ordinò la riedificazione di “Casale” e il ritorno degli albanesi in esso. Era il 1574 e da questo momento il nuovo casale prese il nome “Sanctus Petrus de Castelluccio”, anche se nella letteratura appare anche “Casalvecchio degli Albanesi”. Nel 1586 Casalvecchio contava 61 fuochi albanesi.

In effetti la fondazione dell'odierna Casalvecchio risale a 1578, in quanto il casale precedente si trovava in un altro sito "a mezzo miglia da Castelnuovo". La comunità si stabilì in una zona che oggi viene chiamata "quartiere Sant'Antonio", per via di una chiesetta dedicata a Sant'Antonio Abate, ormai scomparsa.

Come quasi tutti gli albanesi che avevano preso dimora in Italia, anche gli albanesi di Casalvecchio osservavano il rito bizantino fino alla metà del 1600. Nel 1683, frate Mattielli riferisce che gli abitanti di Casalvecchio non disponendo di sacerdoti greci si erano adattati al rito latino.

Casalvecchio rimase in mano ai di Sangro fino alla fine della feudalità del 1806. Il 26 ottobre 1862, il sindaco di Casalvecchio decretò che al nome si aggiungesse "di Puglia" affinché si potesse distinguere da Casalvecchio Siculo.

A Casalvecchio di Puglia molti tra gli anziani parlano ancora la lingua arbëreshe. Le tradizioni arbëreshe si sono parzialmente conservate anche nella cultura, mentre è scomparso il rito bizantino. I cognomi di origine albanese più diffusi sono: Andreano, Beccia, Celozzi, Crescenzi, Criasia, Cutaio, De Luca, Fratta, Iacovelli, Petrone, Tosches.


gruppo folk in costume tradizionale di Casalvecchio di Pugia

E’ da visitare la chiesa dei SS. Pietro e Paolo, eretta nel XVI secolo e consacrata nel 1717 dal Cardinale Orsini; all’interno è custodito un dipinto ad olio raffigurante la Madonna del Carmelo, eseguito dall’artista Michelangelo Sammarco.

Interessanti da un punto di vista artistico e architettonico sono alcuni edifici di epoca medievale come ″La torre dei briganti″, situata nei pressi del cimitero, e il ″Casone della Sgurgola″, un torrione a pianta quadrata che sorge sulla strada provinciale che unisce Casalnuovo a Torremaggiore.

La Festa della Fratellanza

Dal 2017 a Casalvecchio di Puglia, nel mese di luglio, si svolge la ″Festa della Fratellanza″ (in lingua arbëreshe: Vëllazëria) per avvicinare i cittadini alla tutela, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio etnoantropologico della tradizione e della cultura arbëreshe.

E' una festa internazionale con musica, canti e danze popolari, convegni e che prevede anche due stage di danze tradizionali uno dell'Albania del Nord ed uno dell'Albania del Sud, ospiti e studiosi provenienti dall'Italia e dall'Albania e comunità arbëreshe della Puglia e di altre regioni italiane.


un gruppo folk albanese alla festa della fratellanza

La festa rappresenta un intenso incontro fra comunità arbëreshe con momenti conviviali, canti, danze e altre attività di intercambio culturale. Nelle tre giornate di festa, si susseguono diversi momenti di confronto su cultura e tradizioni arbëreshe: dai convegni, alle degustazioni di prodotti locali, all'estemporanea di pittura con artisti sia italiani che albanesi.

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