Zangarona (arb.: Xingarona), situata a circa 550 m s.l.m., è una frazione del comune di Lamezia Terme, il quale centro dista circa 5 chilometri, con una popolazione di circa 370 abitanti.

Secondo Gerhard Rohlfs, filologo, linguista e glottologo tedesco, la denominazione di Zangarona deriva dall'aggettivo-sostantivato di "zingaro". La popolazione di Nicastro accolse con diffidenza i nuovi arrivati per i loro usi e costumi, chiamandoli dispreggiativamente "Zingaroni". Il passaggio da Zingaroni a "Zangarona" fu facile.

Storia di Zangarona

Con la morte di Scanderbeg nel 1468, con la caduta di Kruja nel 1478 e quella di Scutari nel 1479, si ebbe la quasi definitiva sottomissione dell’Albania all’Impero Ottomano. Ciò causò una fuga generale degli Albanesi verso l’Italia. Fu dopo questi tragici eventi che, probabilmente, giunsero in Italia molti albanesi i quali, dopo aver vagato per varie località, si fermarono in Calabria per ripopolare o fondare diversi insediamenti, tra i quali anche quello di Zangarona.

Non sappiamo con esattezza quando gli albanesi giunsero a Zangarona; sappaimo invece che erano presenti nel 1503, quando, secondo il censimento di quell’anno, vennero contati 25 fuochi albanesi. A quel tempo le terre appartenevano a Marcantonio Caracciolo, 1° Conte di Nicastro, il quale nel 1496 aveva acquistato il contado di Nicastro, che comprendeva anche le terre di Zangarona.

Pochi anni dopo la fondazione di Zangarona, fu costruita la Chiesa dedicata a San Nicola di Bari dove si officiava secondo il rito greco-bizantino. Adiacente alla chiesa fu costruito un convento con annessa una foresteria dove venivano ospitati i mendicanti e la gente di passaggio.

Agli inizi del XVI Secolo si rifugiarono a Zangarona parecchie famiglie di ebrei che erano stati espulsi dalla vicina Nicastro con un editto del 1510. Nacque quindi, a monte della chiesa di San Nicola, il quartiere ebreo della Giudecca o “Judeca” e che ancora oggi porta questo nome.

Secondo un manoscritto della diocesi di Lamezia Terme del 1769, gli albanesi di Zangarona dovettero rinunciare al rito greco-bizantino già nel 1601: la causa principale fu lo scarso numero di sacerdoti di quel rito che dovevano essere ordinati in Grecia, ma anche sotto la pressione del Vescovo di Nicastro che fece adottare il rito latino. Zangarona fu elevata a parrocchia e la nuova chiesa madre fu dedicata a Maria Santissima delle Grazie.

Negli anni a seguire, con i fondi offerti da tutte le famiglie di Zangarona, fu iniziata la costruzione della chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie, edificata molto più a monte della chiesa di San Nicola. I lavori di costruzione durarono circa mezzo secolo e la chiesa fu terminata solo nel 1616.

Nel 1809 Zangarona fu dichiarata università e quindi Comune a tutti gli effetti. Vi fu anche aggregato il casale di Fronti che, era stato fondato nei primi del 1700 a Nord di Zangarona da agricoltori che venivano dal vicino comune di Serrastretta.

Il comune di Zangarona fu soppresso nel 1829, ma poiché gli abitanti non accettarono il provvedimento di soppressione, la monarchia borbonica concesse una autonomia amministrativa non di diritto ma di fatto. Quando nel 1847 gli abitanti di Zangarona si resero conto che l’autonomia non era più vantaggiosa, chiesero di essere aggregati all’università di Nicastro.

Oggi a Zangarona è scomparso il rito greco-bizantino, le tradizioni arbëreshe si sono parzialmente conservate, ma solo alcune persone parlano l’antica lingua dei padri.

Monumenti e luoghi d’interesse

Il centro storico

Il centro storico è caratterizzato dalla presenza di abitazioni che hanno mantenuto la loro originalità, ma non sono state sottoposte a manutenzione, pertanto si trovano in discrete condizioni.

Percorrendo le strette stradine, si scorgono piccoli ballatoi che aprono ad abitazioni di piccole dimensioni. Infatti, normalmente, le abitazioni sono costituite da una o due stanze e quasi sempre su due livelli. La tipologia costruttiva è in muratura di pietrame e malta. Nelle abitazioni più importanti si intravedono finiture di intonaco.

La Chiesa di Santa Maria delle Grazie

Nella piazza principale del paese si trova la Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Questa fu costruita nel 1616. La facciata principale è caratterizzata da una coppia di lesene al di sopra delle quali vi è il fregio che fa da base al timpano terminale. Al centro emerge il portale in pietra dell’ingresso principale, centinato, con putti agli angoli. Sul lato destro della facciata è presente il corpo della navata laterale, con un secondo ingresso, che termina con copertura piana e balaustra.

In origine il campanile della chiesa era molto più alto di quello attuale e finiva a punta. Con il terremoto del 1638, cadde la punta del campanile, con l’orologio e la campana più grande. Attualmente il campanile è uguale al tetto della chiesa, ha base quadrata ed è a forma di torre con una balaustra sui lati.

La chiesa presenta una pianta longitudinale a due navate, con area presbiteriale a pianta quadrata, sovrastata da catino semicircolare. Le due navate sono collegate da quattro archi a tutto sesto e da lesene che si collegano con il cornicione sovrastante. Al di sopra di quest’ultimo, sono collocate le finestre che illuminano l’aula.

Oltre all’altare maggiore, dedicato a Maria SS. Delle Grazie, vi sono altri quattro altari dedicati al SS. Sacramento, al Santo Rosario, alla Madonna Addolorata e alle anime del Purgatorio. L’altare maggiore e la nicchia alle sue spalle furono costruiti in marmo nero trovato in una cava vicino al paese.

In una nicchia nel presbiterio si conserva la statua della Madonna delle Grazie risalente al 1614, scolpita in marmo di Carrara probabilmente a Catania, facente parte della scuola di Antonello Gagini. La Madonna è raffigurata in piedi, col bambino in braccio, mentre sta mostrando i seni, simbolo della quale Lei “nutre” la Chiesa con la Parola di Dio. La mano sinistra che tiene in braccio Gesù ha tre dita alzate e due chiuse. Sull’indice ha un anello, per simboleggiare che porta in braccio la seconda persona della Trinità, ovvero il Figlio Gesù Cristo.

Tra i dipinti possiamo ammirare la tela ottocentesca della “Madonna del Carmine e delle Anime del Purgatorio”: la Madonna, con Gesù bambino in braccio e lo scapolare in mano, si trova su una nuvola. Sotto di Lei si trovano: il papa di quell’epoca, San Michele che uccide il demonio e le anime dannate del Purgatorio. Di recente è stata acquistata una copia del “Battesimo di Gesù” di Santi di Tito, posizionata nella navata laterale.

La Piazza di Santa Maria delle Grazie

Antistante la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, troviamo la “piazza di Santa Maria delle Grazie”, in passato chiamata Piazza Romagna e ancor prima Piazza Zangarona. Il 2 luglio 2016, su richiesta del Parroco Don Carlo Ragozzino, venne rinominata con questo nome in occasione del quattrocentesimo anniversario della costruzione della chiesa di Santa Maria delle Grazie.

Bibliografia

Giuliani Pasquale, Memorie storiche della città di Nicastro dai tempi più remoti fino al 1820, Arnaldo Forni Editore, Bologna, 1893

Ardito Pietro, Spigolature storiche sulla città di Nicastro, Fratelli Gigliotti Editori, Lamezia Terme (CZ), 1989

Dito Oreste, La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI, Edizioni Brenner, Cosenza, 1989

Zangari Domenico, Le colonie italo albanesi di Calabria, Storia e demografia Secoli XIV-XIX, Editore Casella, Napoli, 1941

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