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Sant’Angelo Muxaro (in lingua arbëreshe: Shënt’ Ëngjëlli) è un comune di 1.301 abitanti del libero consorzio comunale di Agrigento. Il paese si erge su una collina a 335 metri sul livello del mare, lungo la riva sinistra del fiume Platani.

Sant’Angelo Muxaro confina con i comuni di Agrigento, Alessandria della Rocca, Aragona, Casteltermini, Cattolica Eraclea, Cianciana, Raffadali, San Biagio Platani, e Santa Elisabetta.

La storia di Sant’Angelo Muxaro

Molti archeologi ritengono che il territorio di Sant’Angelo si possa identificare con il famoso regno del re dei sicani, Kokalos, anche grazie a straordinari ritrovamenti archeologici di reperti in oro, oggi conservati al Museo archeologico di Siracusa e al British Museum di Londra.

Dalla conquista romana fino agli ultimi anni del Basso Medioevo, fu un periodo scuro e poco conosciuto; poi, durante il dominio dei Fatimidi (IX secolo), nacque un borgo fortificato in cui sorgeva anche un castello e che prese nome di Mu-Assar (o di Masciaria), nome che tutt’ora è rimasto nella denominazione del comune (Muxaro).

Nel 1087 il castello di Mu-Assar e l’annesso cassale fu espugnato dal conte Ruggero, che lo donò alla famiglia Chiaramonte che lo mantenne fino alla fine del XIV secolo, quando gli fu confiscato e trasferito sotto la giurisdizione di Guglielmo Raimondo Moncada.

Guglielmo Raimondo Moncada entrò ben presto in contrasto con Re Martino, così che il feudo gli venne tolto e concesso a Ruggero Moncada, figlio dello stesso Guglielmo Raimondo.

Alla fine del ’400 il feudo di Mu-Assar passò ai De Marinis che nel 1507 ottennero da Ferdinando il Cattolico, Re di Spagna, la “licentia populandi” per la fondazione nel feudo di un nuovo borgo, il quale doveva essere denominato Sant’Angelo.

Nel 1511 Pietro Ponzio De Marinis fece costruire il paese di Sant’Angelo, che venne subito abitato dagli albanesi che già nel 1506 si erano trasferiti nel feudo di Mu-Assar dal vicino paese di Palazzo Adriano.

Nel 1600, il feudo venne acquisito dai Principi di Castelvetrano, D’Aragona e Tagliavia e infine passò sotto la giurisdizione del Pignatelli, Duchi di Monteleone, che la conservarono sino al 1812, quando in Sicilia la feudalità venne soppressa.

Oggi la comunità arbëreshë si è totalmente integrata con la popolazione locale, mantenendo solo parzialmente la cultura originaria mentre è definitivamente scomparso il rito bizantino.

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